Fra le cose inutili che so fare c'è anche la "pesca con la fiocina", visto che da bambino - nei fondali del Mar Ligure di Imperia - ero diventato un esperto subacqueo in apnea. Ad avere l'occhio si imparava, ad esempio, a distinguere sul fondale un pesce abilissimo nel mimetizzarsi, la sogliola. Con il giusto colpo d'occhio, però, si era in grado, malgrado il colore tale e quale alla sabbia, di distinguerne la forma e con qualche colpo di pinna scendere in verticale e "zac!" catturarla. Non vorrei far inorridire nessuno, ma era - nel minuscolo - un modo per conoscere il mare. Questa storia del mimetismo mi è sempre piaciuta. Trovo un articolo molto interessante sull'argomento - in un parallelo con il mimetismo umano - del grande etologo, morto in questi giorni e che ho avuto l'onore di conoscere, Danilo Mainardi.
Così esordisce: «Un numero enorme di specie animali e vegetali conosce la pratica del mimetismo. Se potessimo disporre di una sfera magica che come l'aleph di Borges ci mostrasse simultaneamente tutti i fatti del mondo, vedremmo un fiorire sbalorditivo di finzioni e inganni: rettili, insetti, mammiferi, pesci, piante che si mimetizzano. E vedremmo inoltre uomini intenti a imitare, a mascherarsi». Forte, no? Prosegue più avanti: «Il fenomeno mimetico è distinto in due dimensioni principali, note come "criptica" e "fanerica". La prima riguarda la capacità morfologica e cromatica, da parte dei mimi, di confondersi con l'ambiente circostante. In altri termini, l'animale mimo può assumere o la forma (omomorfismo) o il colore (omocromismo) o entrambi gli aspetti dell'elemento naturale mimato. Frequentando un terreno dalla colorazione scura, l'animale avrà un colore scuro. Frequentando il verde, l'animale si colorerà di verde e, molto spesso, assumerà una forma simile a rami e foglie. L'Insetto foglia è uno degli esempi più tipici di mimetismo criptico. Idem per la farfalla "Kallima inachus", perfetta nelle sue imitazioni del fogliame o per l'Insetto stecco, indistinguibile da un frammento di ramo. La strategia di questi animali è semplice: sfuggire alla vista dei predatori e di conseguenza ai loro assalti. Il mimetismo criptico è dunque un'elementare strategia di sopravvivenza evolutasi nel corso dei tempi biologici sotto la spinta della selezione naturale, tra predatori e prede, attacchi e scampati pericoli. Familiare agli insetti, il mimetismo criptico non è certo ignoto ad altri ordini e specie. Ad esempio agli uccelli: la "Pernice bianca" alterna a seconda delle stagioni un piumaggio candido a una colorazione bruna. Con l'inverno nevoso, la pernice si tinge di bianco mimetizzandosi tra valli, campi e alberi innevati. Tuttavia, sparita la neve, restare bianchi sarebbe un suicidio. Quanto impiegherebbero i predatori (falchi, aquile) a individuarla? Dunque la pernice cambia livrea, il piumaggio diventa bruno striato, il nuovo abito la rende più sicura. Allo stesso modo insetti, rettili, mammiferi, pesci (i "Pesci pipistrello", ad esempio, che per ingannare i predatori si abbandonano a peso morto come se fossero filamenti vegetali)». Poi cita quanto studiato dal naturalista Henry Bates: «Gli studi di Bates aprirono tuttavia un nuovo capitolo di conoscenze, quello del mimetismo "fanerico". Se nei fenomeni criptici la valenza principale è il nascondersi, ce ne sono altri in cui la tecnica, al contrario, è quella di manifestarsi, apparire. Questo è il senso del termine "fanerico", dalla stessa radice greca di "fenomeno". In questo caso gli animali, anziché scomparire, appaiono, e precisamente appaiono sotto mentite spoglie. Nella versione scoperta e sistematizzata da Henry Bates, il mimetismo "fanerico" consiste infatti nell'imitazione, cromatica, formale e persino comportamentale, di altre specie. Il mimo è in questi casi una specie generalmente inerme che imita un'altra (un modello) dotata di strumenti deterrenti, siano essi secrezioni pericolose, pungiglioni, tessuti inappetibili o altre armi. Il predatore, in questo modo, eviterà non solo la specie modello (quella che realmente può causargli problemi) ma persino la specie mimo, l'impostore, in tutto somigliante alla specie mimata». Molto interessante anche questo passaggio e le conclusioni accendono definitivamente la luce sullo scenario: «In questo preciso istante miliardi di animali sono presi dai loro articolati giochi mimetici. Ce ne sono per tutti i gusti: animali che si fingono morti ("thanatosi"), animali che si sottomettono arrendevolmente (mimetismo "intraspecifico"); animali che imitano versi (mimetismo "vocale"). Il cuculo depone uova nei nidi di altre specie, lasciando che un'altra mamma, ingannata, svezzi il proprio pulcino (inganno "parassitistico"). Il "ragno Ciclosa mulmeinensis" tesse una tela speciale, costruita con due finti ragni per ridurre a un terzo il rischio di essere predato. Ci sono inoltre animali davvero capaci di stupirci: animali che sfiorano l'arte e il disordine, che giocano, fingono e ingannano per il semplice gusto di farlo (quasi un "sense-making"). In questo preciso istante uomini e donne di ogni tipo, a loro modo, stanno facendo altrettanto. Impiegati vestiti come i direttori, ragazze e ragazzi in cerca di modelli, medici che si mimetizzano tra i pazienti negli inferni del quarto mondo. Persino Henry Bates, nell'umida Amazzonia, aveva forse preso le sembianze di una foglia, di un farfalla. Il gioco della mimesi non finisce di stupire. Ma ognuno può salvare il mondo a modo proprio: il camaleonte facendo il camaleonte, l'aquila facendo l'aquila e l'uomo, sensatamente, facendo l'uomo». Ci pensavo in questi giorni rispetto alla politica valdostana e ai suoi mutamenti. Vedo molte persone che si sono fatte d'improvviso mimetiche, scomparendo per non farsi vedere in attesa di capire come butta o viceversa facendosi visibilissimi e certo del colore adatto per apparire à la page al momento giusto. Anche Mainardi, dotato di grande senso dell'umorismo, ne sorriderebbe.