E' il cambiamento climatico uno dei temi più significativi per il futuro di una piccola Regione alpina come la Valle d'Aosta, ma questo vale per tutte le Alpi nel loro complesso e impatta dappertutto sulla Terra e sull'intera umanità. Basti vedere i dati per il 2016 che con temperature superiori di 1,2 gradi centigradi al periodo pre-industriale, sarà quasi certamente l'anno più caldo di sempre, o almeno da quando si è cominciata a misurare la temperatura della Terra. Il dato emerge dal vertice dell'Onu sul clima in corso a Marrakech in Marocco. Argomento sul quale è allarmante la posizione negazionista assunta già in campagna elettorale dal nuovo Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che sembra intenzionato a stracciare con clamorosa discontinuità, anche se appena entrato in vigore da pochi giorni, l'accordo sul clima firmato al termine della ventunesima sessione della "Conferenza delle parti - Cop21", che si era tenuta lo scorso anno a Parigi.
Lo scopo dell'accordo consiste nella sostanza nel limitare l'aumento della temperatura media globale a meno di due gradi centigradi rispetto all'era pre-industriale, ma con un ulteriore impegno a non superare un grado e mezzo. Ogni scarto superiore avrebbe sulle nostre montagne e sulla nostra vita effetti impressionanti, alcuni purtroppo sono già visibili come l'aumento del rischio idrogeologico, la scomparsa dei ghiacciai e di specie animali. Attraverso un interessante articolo di Antonio Scalari su "Valigia Blu" ho seguito una polemica a distanza innescata da un articolo sul "Corriere della Sera" di Paolo Mieli, già direttore del giornale ed editorialista sui temi più vari, spesso con una logica controcorrente. Già il titolo esprimeva una tesi: "I dati, i dubbi e gli eccessi sul cambiamento climatico". Non mi infilo nella questione più di tanto nei suoi aspetti tecnici, perché quel che conta alla fine per noi cittadini è la sostanza. Devo dire che negli anni passati, nel limite delle mie capacità di comprensione delle tesi scientifiche, ho letto libri che hanno dato conto delle diverse posizioni, compreso chi contesta del tutto le responsabilità umane, sostenendo che il clima è mutevole da sempre e dunque non bisogna preoccuparsi più di tanto. Fra le mie amicizie, ad esempio, il climatologo Luca Mercalli non ha dubbi sulle grave responsabilità umana, mentre la glaciologa Augusta Vittoria Cerutti è serafica nel ritenere che sia nel solco di quanto già avvenuto. Osserva Scalari, dopo aver risposto colpo su colpo a Mieli: «Da quello che scrive Mieli, infatti, sembra che i sostenitori dell'origine antropica del global warming siano una minoranza, un po' estremista, di attivisti ambientalisti. E non la maggioranza degli scienziati, cioè quelli che questa teoria l'hanno dimostrata e la sostengono oggi con dati ed evidenze. E' la comunità scientifica in campo climatologico ad aver dimostrato quali siano le cause dell'attuale riscaldamento globale. Non le star di Hollywood o i politici diventati attivisti. (…) Quest'anno gli autori di sette studi sul consenso scientifico sul riscaldamento globale hanno pubblicato una nuova ricerca, che sintetizza i risultati delle analisi precedenti. A seconda del metodo di misurazione del consenso, gli autori hanno calcolato che la percentuale si colloca tra il novanta ed il cento per cento, con un valore che si attesta attorno al 97 per cento. Gli autori hanno anche rilevato che la percentuale di consenso aumenta insieme al grado di competenza nel campo della scienza del clima». Più avanti le tesi diventano ancora più stringenti: «E' vero, temperature e clima sono mutati diverse volte nella storia della Terra. Ma il cambiamento che ha portato all'attuale temperatura è diverso da altri che la Terra ha sperimentato in epoche passate. Quando si parla dell'attuale riscaldamento si parla di una tendenza all'aumento della temperatura media globale, che deve essere distinto sia da cambiamenti su scala regionale che da fluttuazioni nel breve periodo. (…) L'attuale riscaldamento globale, perciò, oltre che per la sua velocità, si distingue dai cambiamenti precedenti per le sue cause, così come evidenziato dal consenso scientifico. (…) L'Earth Observatory della NASA scrive che quando la Terra è uscita dalle ere glaciali, nei milioni di anni passati, la temperatura globale è cresciuta di 4 - 7 gradi centigradi, ma nell'arco di migliaia di anni. L'aumento della temperatura avvenuto dal secolo scorso si è verificato ad una velocità senza precedenti, dieci volte maggiore del tempo medio di riscaldamento seguito a un'era glaciale. Quanto alla concentrazione atmosferica di anidride carbonica, si sta ormai avviando a essere stabilmente al di sopra delle quattrocento parti per milione». Scegliere di non intervenire, come farà Trump, rompendo gli accordi in essere, sarà una decisione criminale per le generazioni future, specie se si leggono gli esiti scientifici in chiave ideologica.