Come penso sia capitato a molti, sia da bambino che da adulto, ho vestito i panni di cercatore di funghi. La mia iniziazione è stata nei boschi di Pila sopra Aosta e poi mi è capitato spesso di bazzicare nelle zone vocate della bassa Valle d'Aosta. Ho un'immagine limpida del primo porcino che colsi da piccolino e che troneggiava nel sottobosco. Il ricordo peggiore è una volta, ai margini del Parco del Mont Avic sopra Champdepraz, in una giornata da tregenda, inzuppato dalla pioggia ma felice per il ritrovamento di qualche altro bel porcino. Ho memoria del rito familiare dell'essiccamento dei funghi ritrovati o il trionfo culinario della loro preparazione. Credo che se dovessi esprimere un ultimo desiderio prima della sedia elettrica direi che i funghi fritti sarebbero un bel modo per dire addio con la pancia piena.
Ricordo crapule di funghi da Giovanni a Quincinetto - vecchia e nuova sede - in anni in cui l'importazione di funghi non c'era e dunque i prodotti erano frutto di raccolta locale. Oggi, invece, dappertutto si trovano funghi di provenienza anche distante, dall'Est e dal Centro Europa e pure - mi è stato raccontato - dal Maghreb africano. Confesso che la circostanza un po' mi turba, non perché sia un patito del "chilometri zero" costi quel che costi - altrimenti certi prodotti come potremmo consumarli? - ma quando si può avere una produzione locale, in questo caso una raccolta, meglio seguire il ritmo della Natura e delle stagioni, perché immagino tra l'altro che i controlli organolettici non siano facilissimi su certi prodotti. Penso alla paranoia sulla possibile radioattività di alcuni alimenti - funghi compresi - che c'è stata per anni, dopo le vicende terribili della centrale nucleare di Chernobyl, cui in verità mi pare che persino la letteratura scientifica ascriva l'aumento di alcune brutte malattie.
Ma quest'anno per i miei amici cercatori di funghi - ne conosco anche che ne fanno una sorta di professione, viaggiando in un ragionevole cerchio di distanza dalla Valle - la situazione è davvero grama. Chi era uso in questo periodo farsi vivo con qualche fungo in regalo non solo non lo fa, ma piange lacrime amare anche per il suo congelatore vuoto. Guardando sul Web, ho conferma che quest'anno le bizzarrie meteo hanno colpito duro e devo dire che mi ha fatto impazzire scoprire che esiste un "meteofunghi", regione per regione, che annuncia agli appassionati, che pure devono poi destreggiarsi sulle diverse normative locali per la raccolta, l'andamento della situazione. La Valle d'Aosta, tranne rare eccezioni, langue tristemente con colori della propria cartina che indicano con chiarezza la situazione di carestia fungina.
Ma c'è già chi guarda avanti e si domanda se la stagione a venire consentirà qualche proficua trasferta in Piemonte per assaggiare il fratello dei funghi, il tartufo, che è un fungo sotterraneo. Per me - sia chiaro - il tartufo è quello bianco. Leggevo su "La Stampa" di Asti – la forza dell'informazione locale - alcune preziose notizie sulla stagione.
Scrive Giuseppe Prosio: "La ricerca del tartufo bianco scatterà dal 21 settembre, dopo venti giorni di chiusura totale in cui è vietata l'estrazione di qualsiasi tipo di tartufo. Le aspettative sono molto incerte a causa del clima caldo che sta incidendo anche sulla raccolta dei funghi. «Se'l piov an si gavè, la trifula a j'é». Sul vecchio detto che assicurava una buona produzione di tartufi se durante la mietitura era piovuto sui piccoli covoni di grano non tutti gli esperti sono d'accordo".
Prosegue l'utile articolo: "«Siamo malmessi, un po' d'acqua è venuta, ma l'aria ha asciugato velocemente i terreni, anche il nero ne ha sofferto e con la situazione meteo che c'è non si sa quando pioverà - lamenta presidente dell'Atam Piero Botto - Temo una stagione quantomeno in ritardo». Più ottimista è Ercole Concetti, esponente tra i più ascoltati dell'altra associazione astigiana dei liberi cercatori. «Ha piovuto sui gavè e anche prima e dopo la mietitura l'acqua non è mancata - spiega Concetti - Non so se la produzione sarà alta, ma la qualità sì». Come succede da una trentina d'anni l'andamento della stagione sarà valutabile solo da fine ottobre, con la speranza che i bracconieri in azione in questo periodo non abbiano arrecato danni e i proprietari di piante insoddisfatti del contributo regionale non ne abbiano abbattute tante".
Insomma: sui funghi rischiamo di mettere una croce, ma sui tartufi speriamo si possa contare, senza firmare cambiali...