La musica nelle sue espressioni le più varie accompagna la nostra vita, anzi più il tempo passa e più - come i sassolini di Pollicino - certi brani sono indissolubilmente legati ai ricordi e basta la strofa di una canzone per ricordarne il motivo e si riavviano certi collegamenti emozionali nascosti chissà dove. Oltretutto, anche se mi sfugge il funzionamento del meccanismo, sono tantissime le canzoni del mio passato che si sono affermate come dei classici e dunque capita di riascoltarle spesso. La più evocativa per me - legata all'estate del 1972 è un brano, che penso però di ricordare solo io, dello sfortunato cantautore irlandese Gilbert O'Sullivan, intitolata "Alone again (Naturally)". In quel caso mi vedo nitidamente nel bar della "Spiaggia d'oro" di Porto Maurizio che inserisco la monetina nel jukebox per riascoltare il brano ancora e poi ancora.
Quando mi ritrovai ragazzino "a fare la radio", che poi - con la televisione - sarebbe diventato il mio "lavoro vero", scoprii il piacere della musica come essenziale base della programmazione di un palinsesto, manovrando goffamente mixer e giradischi, anche se la mia ambizione, allora fatta di speranzosi approcci al microfono, era quella di fare del giornalismo. Ma, arrivato poi e non molti anni dopo al professionismo, ho scoperto che anche lì avrei sempre incrociato la musica, come poteva capitare per la sonorizzazione di un reportage ben curato. Ricordo il tempo passato nella vecchia sede "Rai" di Aosta, quando c'erano ancora i dischi, per trovare il brano giusto. Ancora oggi - l'altro giorno l'ho fatto - alla ricerca di una sigla per una nuova trasmissione radio mi sono messo, sentendomi davvero un artigiano, a sentire musiche da compact disc fatti apposta per scegliere il brano giusto. Così come ho fatto per qualche settimana, ma ricorrendo principalmente ad un sistema digitale con cui lavoriamo anche per montaggi e messa in onda, quando sono stato impegnato in una trasmissione estiva, scegliendo le musiche con cui "spezzare" il parlato, seguendo un filo logico e il mio gusto personale. E' una parte divertente di questo lavoro "fai da te" che ancora esiste in quanto sopravvive della programmazione regionale del servizio pubblico nella piccola realtà valdostana. Anche nei lunghi anni della politica ho sempre tenuto, con diverse rubriche, un cordone ombelicale con la radio e la musica naturalmente ha sempre fatto da colonna sonora della mia vita. Ha scritto Kahlil Gibran: «La musica è la lingua dello spirito. La sua segreta corrente vibra tra il cuore di colui che canta e l'anima di colui che ascolta». Oppure Marcel Proust: «La musique est peut-être l'exemple unique de ce qu'aurait pu être - s'il n'y avait pas eu l'invention du langage, la formation des mots, l'analyse des idées - la communication des âmes». In effetti c'è qualche cosa di unico e di primordiale, che è palpabile in una circostanza curiosa: tutti i popoli di montagna - a distanze enormi fra di loro - hanno nel canto un'espressione dell'anima, che è anche un sistema di comunicazione e di identità. Lo si avverte non solo ascoltando le sonorità di certi cori alpini, che evocano nelle loro armonie suggestioni e sentimenti, ma anche - quanto si faceva molto di più anche in Valle d'Aosta - quando in certi momenti di socialità si compartecipa tutti a un bel canto. Una sorta di comunicazione intensa e gioiosa che arriva dalla profondità proprio dell'animo umano per sapere che non si è soli.