Se fossi un "creazionista" - ideologia che si diffonde, per quanto antiscientifica e spiega perché la Fede esacerbata possa essere una gabbia del Pensiero - segnalerei fra le meraviglie del Creato lo straordinario mondo delle conchiglie, involucri delicati e preziosi. Anche la più banale - che so, una "patella" avvinta alla sua roccia o una "cozza" nera e pelosa - racconta il mondo nelle stesso modo delle consorelle dai colori magnificenti e dalle geometrie complicate. Da bambino le cercavo nel Mediterraneo sulla spiaggia in lunghe camminate sulla battigia e nel mare in immersioni senza fine con pinne e maschera su fondali sabbiosi o curiosando fra gli scogli, che sono un universo in miniatura (la barriera corallina, successivamente scoperta in mari tropicali, sembra infinita nei particolari minuti da scoprire).
So di conseguenza come fare uscire il paguro dalla sua corazza protettiva, basta soffiare, anche se ora mi sembra un gioco piuttosto crudele. Quando visitavo l'antro di pescatore, fra reti e nasse e puzza di pesce, sul porto di Oneglia del dottor "Ninito" (nomignolo), che faceva il medico ma preferiva solcare il mare la notte, vedevo dei conchiglioni enormi - ovviamente senza mollusco - e mi immaginavano quali bestie potessero abitarle. Nei mari più esotici ne ho viste di bellissime e ormai, per fortuna, non si possono portare via e così ai confini aeroportuali - che fosse il Mar Rosso o Zanzibar - ho osservato turisti che si trovavano a pagare gran multe, dopo avere comprato improvvidamente le conchiglie, malgrado i mille avvisi di non farlo: l'idea era quella in buona fede di portarsi via un pezzo di mare. Li capisco, però, visto che nella mia casa d'infanzia c'era l'angolo delle conchiglie della Liguria per portare il ricordo dell'estate sulle Alpi (dove, per altro, le conchiglie sono incastonate nelle rocce di origine marina!).