Ho già raccontato di come ogni giorno io dia una sbirciatina a diversi giornali della zona alpina. Il perché è semplice: senza scomodare l'importanza della strategia macroregionale alpina, la semplice lettura dei giornali, non solo italiani nel limite delle mie competenze linguistiche, dimostra l'acqua calda e cioè che i problemi quotidiani da affrontare sono esattamente gli stessi lungo i 1200 chilometri di questa straordinaria catena montuosa e della civiltà, con molte varianti, di chi la abita. Pur restando ambiguità sulla sua perimetrazione, specie in larghezza e rispetto alle molte città subalpine. Certo la Svizzera è il segno, con la convivenza di tante lingue diverse, che l'idea di uno Stato alpino non sarebbe una semplice utopia ma una visione europeistica ben diversa dalla rozzezza dei confini geografici frutto dei percorsi storici talvolta balzani e delle frontiere create davvero artificialmente da quei residuati bellici che sono gli Stati nazionali.
Ma veniamo alla notizia, banale ma utile come esempio, letta sul "Corriere delle Alpi", che "copre" la montagna veneta. L'inizio e già la spiegazione: "Stop alle vacanze rovinate dal maltempo: arriva il meteo certificato dall'Arpav. Per una settimana lontana dalla città, per un weekend al mare o in montagna o anche solo per una domenica sul lago, cestinate i siti Internet o le applicazioni del vostro smartphone: le previsioni, già di per sé tutt'altro che infallibili, diventano pressoché inaffidabili quando calcolate in modo approssimativo. E gli albergatori, si sa, se ne lamentano ogni anno: se il telegiornale mette una nuvola le prenotazioni crollano. E quando poi, magari, invece della pioggia spunta un sole cocente, è ormai troppo tardi per rimediare". Parole sante, pensando a questo lungo ponte, già magnifico sulle Alpi, ma che - come sempre - rischia di essere disertato in assenza di accuratezza nelle previsioni. Basta un nonnulla per convincere il turista a starsene a casa, d'inverno e nella bella stagione. Dice l'articolo di come nel Veneto si sia scelto un modello che "copre in totale diciotto aree meteoclimatiche omogenee. Tre per il litorale, che si divide tra nord (Eraclea, Caorle, Bibione), centro (Venezia lido, Pellestrina, Jesolo e Cavallino) e sud da Chioggia in giù. Altre cinque sub-aree coprono la parte montana: due per le Dolomiti (nordest e sudovest) e tre aree che spezzano le Prealpi orientali, centrali e occidentali. Poi si aggiunge un'ultima sub-area per la zona del Garda". E le informazioni saranno multilingue e aggiornate almeno tre volte al giorno sulla base di modelli affidabili. La questione della modellistica mi era stata spiegata in dettaglio dal mio amico Luca Mercalli, noto esperto meteo e climatologo. In sostanza: più si costruisce in dettaglio e con le serie storiche un sistema previsionale affidabile, che va fatto ad hoc, e più i dati forniti ad esempio ai satelliti vengono lavorati dagli esperti consentendo di prenderci abbastanza località per località, perché la richiesta del turista riguarda sempre più la località precisa e non indicazioni troppo generaliste. Ho detto più volte che bisogna rifletterci di più anche nella nostra Valle d'Aosta, malgrado gli evidenti progressi registrati nel tempo. Ci sono poi zone al confine con Francia, Svizzera e Piemonte - penso in particolare alle zone di alta montagna o a certe vallate - che renderebbero utili protocolli d'intesa con i loro servizi meteo per centrare anche in questo modo sempre di più le previsioni. Azioni congiunte per evitare che le notizie del maltempo si scontrino poi con giornate di bel tempo, ma senza quei turisti che già avevano deciso di disertare, perché spaventati dall'annunciato maltempo.