Il complottismo abita anche in Valle d'Aosta. Il bello è il brutto delle piccole comunità è che amori ed odi si amplificano ed i "tam tam" di storie più o meno misteriose, dai miseri pettegolezzi a costruzioni arzigogolate, imbevono la società, seguendo le dinamiche dei gruppi ristretti, come può essere anche in politica. Se ne può ridere, se si ragiona in termini scherzosi e se le storie sono al limitare dell'innocuo, oppure si può scadere nella malevolenza o nelle reti delle lettere anonime e questo fa male come un veleno che tutto ammorba. In parte ci sono passato, come vittima. Ma quel che più colpisce è il fenomeno più articolato del complottismo, su cui il rimpianto Umberto Eco scriveva: «Ci interessa il fenomeno della sindrome del complotto e del favoleggiamento di complotti talora cosmici, di cui è popolato Internet, e che rimangono misteriosi e insondabili perché hanno la stessa caratteristica del segreto secondo Simmel, il quale segreto è in tanto più potente e seducente in quanto sia vuoto. Un segreto vuoto si erge minaccioso e non può essere né svelato né contestato, e proprio per questo diventa strumento di potere».
Naturalmente talvolta può capitare che ci sia qualche fondo di verità e questo vuol dire che prima o poi la verità è destinata a saltar fuori, come osserva sempre Eco: «Per quanto riguarda complotti e segreti, l'esperienza (anche storica) ci dice che (1) se c'è un segreto, anche se fosse noto a una sola persona, questa persona, magari a letto con l'amante, prima o poi lo rivelerà (solo i massoni ingenui e gli adepti di qualche rito templare fasullo credono che ci sia un segreto che rimane inviolato); (2) se c'è un segreto ci sarà sempre una somma adeguata ricevendo la quale qualcuno sarà pronto a svelarlo». Questo, tra l'altro, è un bene perché svela quanto le bugie abbiano le gambe corte ed i fatti si manifestino prima o poi, se non sono balle o congetture. Ultima osservazione di Umberto Eco come chiosa: «La sindrome del complotto è antica quanto il mondo e chi ne ha tracciato in modo superbo la filosofia è stato Karl Popper. Scriveva Popper sin dagli anni Quaranta ne "La società aperta e i suoi nemici" : "La teoria cospirativa della società... risiede nella convinzione che la spiegazione di un fenomeno sociale consista nella scoperta degli uomini o dei gruppi che sono interessati al verificarsi di tale fenomeno (talvolta si tratta di un interesse nascosto che dev'essere prima rivelato) e che hanno progettato e congiurato per promuoverlo. (...) Io non intendo affermare, con questo, che di cospirazioni non ne avvengano mai. Al contrario, esse sono tipici fenomeni sociali. Esse diventano importanti, per esempio, tutte le volte che pervengono al potere persone che credono nella teoria della cospirazione. E persone che credono sinceramente di sapere come si realizza il cielo in terra sono facili quant'altre mai ad adottare la teoria della cospirazione ed a impegnarsi in una contro-cospirazione contro inesistenti cospiratori". E sempre Popper nel 1963 scriveva in "Congetture e confutazioni": "Detta teoria, più primitiva di molte forme di teismo, è simile a quella rilevata in Omero. Questi concepiva il potere degli dei in modo che tutto quel che accadeva nella pianura davanti a Troia costituiva soltanto un riflesso delle molteplici cospirazioni tramate nell'Olimpo. La teoria sociale della cospirazione è in effetti una versione di questo teismo, della credenza, cioè, in una divinità i cui capricci o voleri reggono ogni cosa. Essa è una conseguenza del venire meno del riferimento a dio, e della conseguente domanda "chi c'è al suo posto?". Quest'ultimo ora è occupato da diversi uomini e gruppi potenti - sinistri gruppi di pressione, cui si può imputare di aver organizzato la grande depressione e tutti i mali di cui soffriamo…". Ma tutto si svela con un'ultima frase: "La psicologia del complotto nasce dal fatto che le spiegazioni più evidenti di molti fatti preoccupanti non ci soddisfano, e spesso non ci soddisfano perché ci fa male accettarle"». Utile rivelazione nella vita di ciascuno di noi.