Capisco che è bene anche in politica vivere talvolta di distrazioni, specie da parte di chi se ne occupa da un quarantennio con una longevità politica senza eguali nel mondo occidentale. Non sarebbe logico solo farsi legare alla sedia dell'ufficio, come faceva Vittorio Alfieri per scrivere fino allo sfinimento, ma è necessario ogni tanto godere delle bellezze della nostra Valle e respirare la sua aria buona d'alta montagna. Ma, ciò detto, esistono pur sempre delle priorità da rispettare quando si esercita un ruolo pubblico. Ci riflettevo rispetto alla scelta del presidente della Regione, Augusto Rollandin, travolto non più giovanissimo dalla passione per la corsa con il gusto della competizione, diventando un runner con risultati di tutto rilievo per la sua età. Una passione privata assurta ad una dimensione pubblica, visto ruolo e notorietà.
Non corre solo l'uomo ma anche il politico e certo non può apparire casuale che l'interesse per i trail abbia contagiato anche il Forte di Bard, che è presieduto dal presidente della Regione. Ma questa osmosi politico-corridore (che pare essere contagiosa anche con chi spera nella successione) ha raggiunto il suo apice quando - per ragioni note e ignote - si è rotto il feeling con i detentori del marchio e organizzatori della gara, di cui lo stesso Rollandin era stato fra le guest star, nota come "Tor des Géants", corsa massacrante lungo l'Alta Via valdostana con vista su tutti i nostri "4.000". Il dissidio, dapprima a colpi di fioretto, è sfociato nell'uso della clava e la botta è un "nuovo trail" in concorrenza con il "Tor", senza alcun tentennamento e con toni molto forti fatti prima da ultimatum, poi da diktat e infine da una dichiarazione di guerra che ha fatto temere che finisse in frasi del genere «Le Tor c'est moi!» con tanto di folla plaudente sotto l'Arco d'Augusto. Tutto ciò in un'escalation un pelo imbarazzante e in barba a rischi di finire in Tribunale, ad esempio per quel terreno scivoloso - anche per il più fiero montanaro - che è il parassitismo previsto dal diritto commerciale. Ma nel mentre con squilli di tromba il "new Tor", che poi si chiamerà "Endurance Trail Valle d'Aosta", è già partito, riunendo diverse forze e con il giubilo ufficiale analogo a quello che accompagna il lancio dei razzi nella Corea del Nord voluti dal leader Kim Jong-un. Anche se, dovendo scegliere un film di riferimento e magari il trailer potrebbe finire su "YouTube", si potrebbe parafrasare in «Tor! Tor! Tor!» quel «Tora! Tora! Tora!», film del 1970 che descrive i preparativi e l'attuazione dell'attacco a Pearl Harbor, mentre in questo caso l'attacco è sferrato alla sede di Courmayeur del "Tor". Certo si scherza ma il tema in fondo è serio e riguarda i limiti dell'azione del settore pubblico e anche della figura del presidente della Valle, quando rischia di diventare sempre più un "asso piglia tutto" e questo non è previsto dallo Statuto d'autonomia. Poi vale una seconda riflessione: l'autonomia è in crisi d'identità, impoverita finanziariamente, con gravi problemi da risolvere e con un clima politico pesante, che rischia di minare l'esistenza stessa della Valle d'Aosta come istituzione politica. E il "Tor", in questa situazione, diventa il problema per eccellenza? Verrebbe da usare il liberatorio «Ma mi faccia il piacere!», adoperato da Totò e rivolto all'onorevole Cosimo Trombetta in un film degli anni Cinquanta.