Leggevo ieri come fra le cinque vittime della valanga caduta sulle Alpi francesi su di un gruppo di una cinquantina di militari della Legione straniera ci fosse anche un giovane italiano di Siena. Assieme a lui, hanno perso la vita - segno di come il gruppo fosse multinazionale - un francese, un nepalese, un moldavo e un albanese. Un interlocutore su "Twitter" mi chiedeva come fosse possibile l'esistenza ancora di truppe di questo genere. Sono andato a dare un'occhiata al sito della "Légion étrangère" – che conta oggi circa ottomila uomini di 146 diverse nazionalità (per comparazione gli alpini in Italia sono diecimila) - ed ho avuto la conferma che non solo la Légion (il cui motto da cosmopolitismo guerresco è "Legio Patria Nostra") gode di buona salute, ma esiste uno spazio "La Légion recrute" che apre a nuovi ingressi nel 2016, anche sulla base di un aumento degli effettivi, conseguenza delle note vicende internazionali, estremisti islamici in primis.
La storia di questo corpo d'élite è antica e questi furono, presi dal loro Sito, i primi passi: "Louis-Philippe, roi des Français, créée la Légion étrangère le 9 mars 1831. Il reprend alors une formule qui a fait ses preuves sous l'Ancien Régime ou dans la Grande armée: les étrangers au service de la France. Il introduit cependant une nouveauté: regrouper ces étrangers au sein d'une même unité plutôt que de former des régiments par nationalité". Gli ultimi anni sono così riassunti: "Maintien de la paix, rétablissement de la paix, interposition, contrôle de foules, collecte d'armes: les légionnaires s'adaptent à toutes les missions qu'un leur confie. En 2002, ils étaientà Kaboul, certains comme instructeurs pour participer à la formation de la nouvelle armée afghane d'autres pour déminer. En 2004 et 2005, la Légion est engagée en Haiti, en Afghanistan (dans le cadre des opérations "Pamir" et "Epidote"), en Côte d'Ivoire, au Kosovo et en Asie du Sud-Est, dans le cadre de l'opération "Beryx" d'aide aux victimes de catastrophes naturelles. En 2006, elle est engagée à nouveau en Côte d'Ivoire, mais aussi au Liban, dans le cadre de l'opération "Baliste", puis dans le cadre de la "Finul" renforcée. Et toujours, quelle que soit la mission du moment, ils s'entraînement inlassablement pour être immédiatement opérationnels s'ils devaient être engagés dans un conflit à haute intensité. Depuis 2007 la Légion étrangère participe dans divers opérations extérieurs (Afghanistan, Tchad, Liban, la Côte d'Ivoire...)". Sarebbe interessante che qualche giovane studente universitario in disciplina storica facesse una tesi sugli Archivi della Légion per rinvenire quanti valdostani abbiano scelto di diventare volontari, dall'Ottocento ad oggi, sapendo che sino a pochi anni fa - oggi certo non più - grandi approfondimenti sulle fedine penali non c'erano e per alcuni fuggitivi la Légion era una sorta di "refugium peccatorum". In molti paesi della Valle, sin da quando ero bambino, mi è capitato che qualcuno mi indicasse un personaggio, dicendo: «Quello è stato légionnaire». Ed uno si immaginava dietro di lui chissà quali storie, degne della penna di un Salgari, con avventure avvincenti e spaventose in un mondo militare misterioso e certamente feroce. Nei racconti di famiglia c'era la storia di un commerciante di carne torinese - la cui famiglia era amica della nostra - che era partito con un bel gruzzolo per comprare bestiame a Chivasso e quei soldi se li era giocati d'azzardo. Non aveva avuto il coraggio di rientrare a casa, era scappato nella Legione Straniera e si era fatto un pezzo di guerra d'Indocina, vedendone di tutti i colori. Quand'ero deputato, il papà di un mio amico d'infanzia di Pont-Saint-Martin mi segnalò la scomparsa del figlio e la disperazione di moglie e figli. Il dubbio è che si potesse essere ucciso, anche se una volta - e quella pista sembrava utile - aveva detto che avrebbe mandato tutti al diavolo per diventare legionario. Scrissi, da deputato (penso fosse il 1989), al Général Commandant della Légion (detto Père Légion) nella sua sede di Aubagne in Provence-Alpes-Côte d'Azur, che mi rispose con grande cortesia che non poteva dirmi nulla, perché loro garantiscono la riservatezza a chi sceglie di arruolarsi. Il mio amico poté rifarsi vivo, tempo dopo, con la famiglia ancora preoccupata del suo destino e fece in seguito una brillante carriera nella Légion (ho letto che anni fa era diventato Major), girando il mondo in diverse zone calde. Purtroppo non l'ho più incontrato, anche se ho visto che oggi abita nel Sud della Francia e penso che ne avrebbe di cose da raccontare!