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12 nov 2015

La morte imminente della "Aosta - Pré-Saint-Didier"

di Luciano Caveri

Non è la prima volta che si parla della chiusura della linea ferroviaria fra Aosta e Pré-Saint-Didier, colpo più volte tentato nei decenni passati dalle Ferrovie che la considerano da sempre un "ramo secco" di cui disfarsi e spesso alla Camera mi toccò parare i colpi. Ma in verità la stessa Giunta Rollandin, in analogia con l'indirizzo soppressivo statale, ha cominciato ad ipotizzare di disfarsene a partire almeno dal 2012, quando commissionò un discutibile studio tecnico per la dismissione della tratta ferroviaria (che per altro all'epoca - come ancora oggi - era di proprietà dello Stato) per riconvertirla in "pista ciclabile". Venne così chiarito l’indirizzo politico che in questi giorni si concretizzerà con un taglio finanziario al settore ferroviario che corrisponde, guarda caso, più o meno con i costi che oggi gravano sulla linea ferroviaria dell'Alta Valle.

Ora è "Rfi", come dice oggi "La Stampa", ad annunciare la chiusura dal 13 dicembre in un chiaro gioco delle parti già concordato. Ricordo come l'esercizio di questa linea di una trentina di chilometri iniziò nel 1929 per il trasporto del carbone di La Thuile, da dove il materiale prima veniva messo sulla ferrovia mineraria sino ad Arpy e poi con la teleferica arrivava a Morgex, dove negli appositi vagoni veniva appunto istradato verso lo stabilimento siderurgico di Aosta. La linea ebbe anche implicazioni belliche per il confine con la Francia e non a caso dal 1931 sino ad oggi ad occuparsi dell'esercizio, diventando alla fine solo trasporto passeggeri con la chiusura delle miniere, sono state le "Ferrovie dello Stato", che nel 1968 ebbero anche la brillante idea di togliere l'elettrificazione che sarebbe stata interessante. Intendiamoci: la mia non è una difesa d'ufficio della linea "costi quel che costi". Si sa bene che per modernizzarla ci vorrebbero cospicui investimenti e che un suo uso "da metropolitana" non è credibile per motivi infrastrutturali e perché banalmente molte stazioni dei paesi sono distanti dai centri abitati. Per non parlare di quella che ho sempre pensato essere, per i problemi tecnici e i costi approfonditi mille volte da studi, una utopia: l'allungamento della ferrovia vera e propria sino a Courmayeur. Semmai, se si volesse mantenere il sedime a uso trasportistico e non con la fantasia delle biciclette (si fa riferimento spesso alla ferrovia dismessa a uso bicicletta nell'imperiese, ma il clima della Riviera di Ponente non è quello nostro...), ci potrebbero essere mezzi elettrici (o a idrogeno) che potrebbero viaggiare su gomma, allungandosi eventualmente verso Courmayeur e pure nell'area urbana di Aosta (pensavo un tempo all'aeroporto, non fosse che il progetto è stato volutamente seppellito ancora da vivo). Ma il dato vero è un altro e su questo lavorai quando mi occupavo del settore. La vastissima "area Cogne" e le zone limitrofe si sono storicamente ritrovate "separate" dalla città. Se quell'area deve essere davvero "connessa" alla città, trovandosi a due passi dal centro, allora bisogna riflettere sulla ferrovia. Le soluzioni di diverso genere di "interramento" prevedevano spese incredibili e restava in piedi l'idea, se non si voleva chiudere la ferrovia dell'alta Valle, di avere due parti della stazione di Aosta, collegate fra loro da scale mobili ed unite da un binario di servizio usato solo per lo spostamento dei convogli in caso di necessità, "aprendo" quella zona - polmone di sviluppo per Aosta - nel rapporto con la città. Ora mi pare che l'idea è chiudere e stop. C'è improvvisazione sui dossier che riguardano i trasporti e certe manovre fanno sempre venire in mente quel famoso e sempre valido detto latino «Cui prodest» e cioè «A chi giova?».