Che cosa sta diventando la politica, ormai crocifissa ad una crescente smemoratezza dei cittadini, che guardano ai politici e alle plurime attività parlamentari, governative e partitiche con disinteresse silente o evidente o persino con rabbia parlante o sorda. Per cui un certo allontanamento sembra una sanzione verso dei giochi di prestigio, che finiscono per essere considerati la normalità repellente e non una patologia da combattere. Sarebbe interessante che si facesse un'operazione verità sulla scelta, a inizio Legislatura - solo due anni fa - dopo le elezioni politiche, dell'unico deputato valdostano, Rudi Marguerettaz, di aderire a Montecitorio alla Lega Nord, stampella indispensabile per avere i venti deputati per fare un Gruppo autonomo. Ed avere un Gruppo a sé stante conta moltissimo nei meccanismi decisionali dei regolamenti parlamentari e dunque si è potuto, in ossequio alle necessità, derogare alla logica che conosco bene, avendola praticata, che vuole i parlamentari valdostani aderire o al "Gruppo misto" alla Camera od al Senato al "Gruppo delle Autonomie".
Si suppone che, invece, l'adesione come indipendente al Gruppo Lega, ma preziosissimo numeri alla mano, fosse stata frutto di qualche alchimia politica, strascico in sostanza di quella famosa alleanza con il centrodestra, oggi buttata al macero in favore di un nascente sentimento, certo reciprocamente disinteressato, con il Partito Democratico, partendo dalla nuova alleanza ad Aosta fra Union Valdôtaine, Stella Alpina e PD. Lo dico con simpatia perché mi piacciono le nuove storie d'amore, le trovo appassionanti, come a suo tempo fu - proprio con Aosta e solo cinque anni fa - quella con il centrodestra, che sembrava essere - fino a pochi mesi fa - una formula di grande successo, la cui dismissione dimostra che l'ardore di un rapporto scema facilmente. Ma ormai quell'amplesso parlamentare con la Lega appartiene al passato e dunque, come nel "ballo della scopa" nelle feste ai tempi dell'adolescenza, si può cambiare anche Gruppo parlamentare. Ma lo si potrebbe fare con qualche elementare spiegazione dell'interessato - e non chi si dimostra suo esegeta - sul passato e anche sul futuro. Il collegio uninominale obbliga alla trasparenza dei propri comportamenti, vista anche l'originalità della rappresentanza di cui si è interpreti. Che poi la scelta dell'onorevole Marguerettaz sia stata anticipata in Consiglio Valle dal presidente della Regione, Augusto Rollandin, crea curiosità sul "chi fa che cosa" in una logica istituzionale che dovrebbe prevedere che appunto ciascuno esercita liberamente il suo mandato, senza immaginare chissà quale forma di tutela su chi opera altrove. Collaborare è indispensabile, ma la subordinazione, qualora esistesse, sarebbe ben altra cosa. Gli eletti a sovranità limitata, appositamente telecomandati, farebbero tenerezza. Resta da chiedersi sempre più cosa sia e dove stia andando la democrazia valdostana. Lo dico con pacatezza e a beneficio di tutti. Ormai che ci sia qualcosa che non funziona è evidente: c'è chi lo dice coram populo senza farsi problemi e c'è chi lo conferma, ma nella segretezza, per non avere dei mal di pancia. Ma queste "convergenze parallele" (celebre definizione che è geometricamente assurda, ma è esempio evidente di quando si ha lo stesso pensiero da posizioni che dovrebbero essere divergenti) esistono e dovrebbero servire a smetterla di far finta di niente. Rubo una frase a Giorgio Napolitano sulla politica italiana, ma che sembra un vestito a misura dei valdostani: «Deve esserci un esame di coscienza che non conosce coloriture e discriminanti politiche».