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18 lug 2014

Dati da prendere con le pinze

di Luciano Caveri

Uno dei vantaggi dell’essere umano, con una similitudine con i cerchi concentrici delle piante, è che con il passare degli anni accumuli esperienza e questa ti consente di vedere le cose in modo diverso. Plastico è quel che ha detto il pittore Henri Matisse: «On ne peut s'empêcher de vieillir, mais on peut s'empêcher de devenir vieux». Trovo che sia un'osservazione molto saggia, cui fa da complemento quella che sembra essere una sentenza di Leonardo da Vinci: «La sapienza è figlia dell'esperienza». Mi conforta che anche in politica si incominci ad avvertire questo problema di un rinnovamento che vada a braccetto e non in contrapposizione con chi ha accumulato delle conoscenze, ma è altro tema. Qualche anno fa, avevo messo da parte un pensiero di quel personaggio bizzarro e per alcuni aspetti anti-modernista, che è Massimo Fini, che nel cuore della crisi sparava ad alto zero: «...tutti abbiamo accettato un modello di sviluppo paranoico basato sulla crescita continua che anche un ragazzino che studia matematica a scuola avrebbe capito che, prima o poi, sarebbe andato incontro al collasso. Perché le crescite all'infinito esistono, appunto, in matematica, ma non in natura. Noi ci siamo messi in un circolo vizioso terrificante. Il consumismo non è solo un deleterio fenomeno di costume, come pensava Pasolini, è essenziale al modello di sviluppo industriale. Se la gente non consuma le imprese non producono e sono quindi costrette a liberarsi di molti lavoratori che, così impoveriti, consumeranno ancora di meno obbligando le imprese a contrarsi ulteriormente". Aggiunge così nella sua foga: "Questa si chiama recessione. Siamo quindi costretti a produrre, a "crescere" come tutti dicono, da Washington, a Berlino, a Parigi, a Roma. Ma poiché abbiamo già prodotto di tutto e di più non possiamo più crescere se non con margini sempre più ristretti che alla fine si esauriranno anch'essi. Certo, per un po' di tempo gli Stati Uniti potranno vendere alla Cina e la Cina agli Stati Uniti e così l'Europa. E lo stesso avverrà con altri Paesi cosiddetti "emergenti" come l'India o il Brasile. Ma anche questi Paesi, che hanno il vantaggio di essere partiti dopo, prima o poi diventeranno saturi, come lo siamo già oggi noi occidentali. Quando ciò accadrà il sistema collasserà, irrimediabilmente». Faccio naturalmente gli scongiuri e preciso che quel mi distingue da Fini e che a lui l'Illuminismo, come punto di partenza dell'epoca della Ragione, non piace affatto, mentre io - che quel fenomeno l'ho studiato e ci ho pure fatto la tesi all'Università - lo ritengo un passo fondamentale. Ma questo non significa affatto avere gli occhi ricoperti di pelle di salame. E torno, quindi, ai già evocati dati del turismo, piccolo esempio di come si possa essere tratti in inganno. So bene che, a fianco ad arrivi e presenze, gli esperti ci insegnano che ci sono altri indicatori, tipo la permanenza media dei turisti, il tasso di occupazione dei posti letto, lordo e netto e altri dati estrapolabili, sapendo bene quanto sia arrampicarsi sugli specchi cercare categorie assolute, perché il mercato turistico, nella sua visione onnicomprensiva è come una piovra tentacolare e scivolosa, perciò non facilmente afferrabile. Ma una questione è certa: nel caso del turismo, come nel ben più complicato argomento del "non solo PIL" (che mostra come il progresso sociale non campi solo dei vecchi metodi, come appunto il "Prodotto interno lordo"), bisogna non solo, come ho sempre detto, avere dei dati "instant", che consentano di capire come vanno le cose mentre le si vivono (consumo energia elettrica e acqua, raccolta rifiuti, traffico sulle strade e molto altro ancora), ma anche indicatori più approfonditi ex-post. Che so: età ed estrazione sociale, movimenti nel soggiorno e sue caratteristiche, grado reale di soddisfazione e criticità. Ma soprattutto, perché questo ogni tanto si nasconde nella fumisteria del dato crudo, quanto il benedetto turista abbia speso. Se per mantenere certi livelli di arrivi e presenze o incrementarli, butto giù i prezzi "alla Groupon" (leader mondiale dei buoni sconto), allora questo correttivo va compreso per non essere accecati dal mero dato quantitativo. Spero che gli esperti veri, che non sono praticoni come me, non inorridiscano, ma che ci aiutino sempre di più a scavare dentro i problemi. Questo è l'unico modo per avere - ed è una bella differenza - un ottimismo fattivo rispetto ad un ottimismo ebete.