Conosco bene Piero Fassino, classe 1949, sindaco di Torino dal 2011, per la semplice ragione che ci siamo varie volte incrociati nella rispettive attività politiche. Tra l’altro i "boatos" più recenti lo danno anche come un possibile candidato al Quirinale nel dopo Giorgio Napolitano. Con me, nei diversi incontri formali e informali, è sempre stato gentile, ma certo una fama di persona un pochino spigolosa ce l'ha. Per cui che l’altro giorno, juventino di fronte a tifosi granata aggressivi, abbia fatto il segno del "suca" (che non ci vuole molto a capire cosa voglia dire, rispetto alla sfera sessuale e penso che il termine dialettale venga dal siciliano), con il suo ossuto e lungo dito medio alzato, per reagire ad aggressioni verbali e lanci di oggetti, non mi stupisce più di tanto. Forse l'unica incrinatura non è tanto la volgarità del gesto, segno di irritazione, quanto il fatto che in un primo tempo abbia smentito di averlo fatto. Ma ormai, nel tempo dei telefonini che fanno foto e riprese, meglio stare sul "chi vive". Prima di scavare nel gesto in questione, vi farò sorridere. Per una ragione misteriosa, legata chissà a quali fattori da psicoanalisi, a un certo punto mi è capitato in pubblico, usando talvolta la tecnica di contare punti nell'illustrazione di un discorso, ho cominciato a contare l'uno, al posto del solito uso del dito pollice, inalberando il medio. Come spesso capita nella gestualità, una volta segnalatami l'inopportunità e il rischio di ilarità nell'uditorio, ho cominciato a correggermi, sapendo quanto diventi difficile farlo, quando un gesto diventa una sorta di ticchio. Ora non sbaglio più e per altro non è un gesto offensivo che rientri nelle mie corde, trovando semmai più "plastico" - e non per questo più "nobile" - il famoso "gesto dell’ombrello". Certo che se cominci a scavare sul gesto, che in modo inequivocabile indica un invito a mettere il dito stesso in un posto evidente dove non batte il sole, specie se accompagnato da un movimento che mimi una penetrazione, non esiste dubbio alcuno sull’antichissimo significato offensivo e violento. La definizione "suca" - come dicevo - sposta l'oggetto, per i misteri delle parole che spesso sono come i trapezisti, in ambito sempre erotico, che è poi una sfera umana usata in miriadi di espressioni e di parolacce. Scopro, ma l’ho trovato solo da "Wikipedia" e sospetto che provenga da altra lingua, che "i primi riferimenti letterari al gesto sono riscontrabili nella letteratura greca. Giulio Polluce afferma che «gli Attici danno al dito medio della mano il nome καταπῡ́γων, -ονος (katapȳ́gōn)» che designa anche una persona perversa. Anche Aristofane probabilmente allude al dito medio in varie sue opere: "Le nuvole", in cui gioca sulla parola "dattilo", la quale ha sia significato metrico, che anatomico e "La pace", in cui adopera un termine spiegato dal Suda. Diogene Laerzio afferma che Diogene, famoso filosofo cinico, dopo che uno straniero chiese di poter mirare Demostene fece il dito medio e disse «Ecco per voi questo, il demagogo d'Atene». Si prosegue: «Nel mondo latino il gesto veniva identificato come digitus impudicus ("dito impudente"). Isidoro di Siviglia, nelle sue "Etimologie" XI, 1, 71, dice che il terzo dito della mano è chiamato "impudicus" perché «sovente tramite esso si esprime ammonimento nei confronti di un'azione vergognosa (impudica)», anche se Persio fa riferimento ad un "digitus infamis". Giovenale tramite metonimia fa riferimento all'"unghia media" nei confronti della minacciosa Fortuna. L'uso di questo gesto in parecchie e differenti culture è probabilmente dovuto alla vasta influenza geografica dell'Impero Romano e della civiltà Greco-Romana". Insomma gli antichi fanno scuola anche per cose piuttosto riprovevoli. Poi "Wikipedia" aggiunge un addendo che c'entra e non c'entra e che qui riporto: "Secondo un'altra interpretazione, il gesto del dito medio alzato risalirebbe alla Guerra dei cento anni tra inglesi e francesi: l'esercito dell'isola britannica stava vincendo la guerra con incursioni sul territorio francese. La grande arma in più dell'esercito inglese erano gli arcieri. Questi usavano il dito indice e il medio ogni volta che dovevano scoccare una freccia. Fu per questo che ad ogni arciere catturato dai francesi venivano amputate le due dita. Da questo episodio deriva il gesto denigratorio, non a caso tipico dei paesi anglosassoni, del dito medio e indice alzati con il dorso della mano rivolto all'offeso. Era questo infatti il gesto (con due dita e non con una) che gli arcieri inglesi non catturati dai francesi, mostravano agli avversari prima di ogni battaglia, la classica "V"usata ancora oggi dagli inglesi per mandare a quel paese il prossimo, da non confondersi con la "V" di "Vittoria", resa celebre da Winston Churchill, in cui ad essere rivolto verso l'esterno è il palmo della mano e non il dorso”. Certo è che siamo dei curiosi animali, che fanno della manovrabilità e duttilità dei complessi meccanismi della mano un uso più vario, compresa gestualità che sfocia in simbolistica. "Suca" compreso.