Nel vicino Piemonte è partita la campagna elettorale per le elezioni regionali, dopo l'intrico di sentenze che ha portato alla fine anticipata della Legislatura e della Giunta di Roberto Cota, il leghista che - mi spiace scriverlo perché ho avuto sempre buoni rapporti con lui - resterà negli annali per lo sfortunato acquisto negli Stati Uniti con fondi pubblici di un paio di mutande verdi, come da colore d'ordinanza per un leghista. In Piemonte ci sono ben sei candidati alla Presidenza della Regione. Infatti, a sfidare il favorito Sergio Chiamparino (lista "Chiamparino Presidente", appoggiato dal centrosinistra) ci saranno Mauro Filingeri ("L'Altro Piemonte" a sinistra), Davide Bono ("Movimento 5 stelle"), Enrico Costa ("Nuovo centrodestra" e "Unione di Centro"), Gilberto Pichetto ("Centrodestra per Pichetto", appoggiato da "Forza Italia") e Guido Crosetto ("Fratelli d'Italia" e "Alleanza nazionale"). A me "Chiampa", come da soprannome, piace molto e lo conosco da una vita. E' nato a Moncalieri nel 1948 e, in barba a tutte le storie giovanilistiche, è stato schierato, senza fare le primarie, per le sue qualità e non pensando ai suoi 65 anni compiuti. Eravamo assieme alla Camera dei deputati e ricordo come oggi quando uscì il suo nome come sindaco di Torino e ne parlammo assieme da buoni amici nei banchi della prima Commissione (Affari costituzionali), di cui eravamo entrambi membri. Scelse quella strada e fu sindaco di Torino dal 2001 al 2011. E' stato presidente dell'"Anci" (dal 2009 al 2011) ed è stato anche mio collega al "Comitato delle Regioni", dov'ero Capo della delegazione. Abbiamo passato dei bei momenti assieme a Bruxelles, compreso uno spassoso rientro in Italia in auto ai tempi del blocco aereo per il vulcano islandese. "Chiampa" è un autentico piemontese vecchio stampo, ironico e scherzoso, ma anche rigoroso venendo dalla vecchia scuola comunista. Dopo la politica, prima di questa nuova candidatura, è stato presidente della "Compagnia di Sanpaolo" (dal 7 maggio 2012). Ama le montagne della Valle d'Aosta, che ha percorso da buon alpinista. Con lui alla Presidenza avremo un amico vicino di casa. Alcune sue frasi: «Mio nonno lo chiamavano Barba Lenin, zio Lenin, per distinguerlo dalle sue tre sorelle beghine, anche se non era bolscevico ma socialista. Del Pci erano mia madre e mio padre, operaio alla "Fnet", una fabbrica di estratti tannici. Io avevo simpatie più a sinistra». Ragioniere, laurea in scienze politiche, si occupava di econometria e poi ha raccontato ad Aldo Cazzullo: «nel 1971 la conversione al riformismo e l’ingresso nel Pci; subito su posizioni "di destra". "Il giovane più brillante era Giuliano Ferrara. Segretario della "Fgci" era Piero Fassino. Ogni sera alla birreria "Mazzini", l'unica aperta fino a tardi. La battaglia dell’80 alla "Fiat" l'abbiamo fatta insieme, e abbiamo condiviso le stesse perplessità. Ero con lui quando Enrico Berlinguer fu indotto a promettere l'aiuto del partito in caso di occupazione, e capimmo che avevamo imboccato una strada senza ritorno. La notte Piero faceva i volantini e io li portavo ai cancelli di Mirafiori. La sera dell'accordo il titolo scelto da Fassino era "doloroso ma necessario". Portai il pacco al compagno Gino della "porta 17", quella delle presse. Mi disse, in dialetto: "questi volantini te li distribuisci tu"». Due amici della Valle d'Aosta dicono di lui. Cominciamo con Giampaolo Pansa ne parla come di un «passo tranquillo, carattere ferrigno, osso da mordere, schivo, di poche parole, sparagnino, un tantino cinico». Ecco Chiara Beria di Argentine: «un mediano che, infine, ha trovato la fantasia e lo sprint del bomber». Un ultimo suo tocco d'umanità: «Ogni sera, non vado a dormire se prima non mi accendo un sigaro e non vado sul balcone. Guardo le finestre del cortile illuminate, vedo le sagome delle persone e, come nel romanzo "La vita, istruzioni per l'uso" di Georges Perec, cerco di immaginare la loro vita. Che farà l'ecuadoriano di fronte, e il dottore che mi abita accanto?». Sa cos'è il federalismo e sa che esiste una «questione settentrionale», ne abbiamo spesso discusso e questo, in periodi come l'attuale, è importante.