Confesso di essermi dovuto documentare su personaggi e storie di "The Avengers", la grande produzione cinematografica americana - ma appoggiata alla "Walt Disney" italiana - che ha scelto, per il prossimo film ("Age of Ultron") in uscita nel 2015, alcune zone della Valle d’Aosta per girare delle scene. Che sia nata, nelle settimane passate con la troupe sul posto, una sorta di follia collettiva attorno al film deriva dal racconto di chi - mio amico - è andato a infilarsi nei provini per fare la comparsa, dove in fila c'erano un sacco di persone insospettabili di avere una vocazione attoriale. Ma anche nella febbre cresciuta sui "social" durante le riprese con foto "rubate", descrizioni del set, annunci sugli arrivi e le assenze dei grandi divi e anche tutto un filone umoristico sulla Valle d’Aosta "balcanizzata", visto che le parti girate qui da noi erano ambientate in un immaginario Paese del centro-est Europa. Sono curioso di vedere che cosa sortirà nelle immagini che ci saranno nel film. Guardando a una serie di pellicole "ambientate" in Valle, specie sotto l'ala della "Film commission", si è visto un pochino di tutto e certo non si può pretendere che emergano solo "marchette". Vedremo cosa Hollywood ci riserverà. Forse se una lezione "local" emerge da questa presenza artistica "global" è che è ora che ci guardiamo attorno per non sembrare ciechi a casa nostra. Mi raccontavano - relata refero - dello stupore del regista del film, Joss Whedon di fronte alla bellezza di alcune strutture architettoniche, come il Forte di Bard, il ponte romano di Pont-Saint-Martin o, con fierezza per il mio paese, del castello di Verrès. E' davvero un buon viatico per non avere gli occhi foderati di pelle di salame e saperci guardare attorno. Troppo spesso - e lo vedo anche nei figli con orrore paterno - molte bellezze della nostra Regione, che siano naturalistiche, ambientali o culturali poco importa, sembrano sfuggire ai valdostani stessi, come se la frequentazione quotidiana dei luoghi finisse da far considerare come inutile ogni cognizione di che cosa ci sia attorno a noi è non ci spingesse a visitare e capire luoghi che hanno una bellezza unica e una straordinaria profondità storica. Come se gli occhi di un americano, specie per quella Storia così ricca che affascina sempre chi arrivi da Oltreoceano, finissero per consentirci di ritrovare quello stupore che abbiamo perso. E’ vero che la quotidianità usura: chi abita di fronte al Monte Bianco o al Monte Rosa, chi si aggira sempre attorno al castello di Issogne o di Fénis, chi entra spesso a Sant’Orso ad Aosta o nel Santuario di Perloz finisce per farlo senza più quella meraviglia (nel senso letterale di stupore e sorpresa) che coglie chi non è vittima della routine. E' un torpore da cui ogni tanto dobbiamo scuoterci, per essere fieri della Valle d'Aosta. Con Albert Einstein: «Chi non riesce più a provare stupore e meraviglia è già come morto e i suoi occhi sono incapaci di vedere». Amen.