Oggi, dopo tanti anni di presenza e per impegni inderogabili, non sarò a Parigi per l’Arbre de Noël, che riunisce gli émigrés valdotains della Région parisienne, ma anche esponenti delle associazioni del resto della Francia. Ho scritto parecchie volte del tema che, tuttavia, assume una valenza diversa in un periodo nel quale per molti giovani valdostani la scelta dell’emigrazione rischia di non essere più una scelta consapevole, ma un obbligo di fronte alla crisi occupazionale in Valle. E' bene evocare dal passato quanto questa "ferita" dell’emigrazione di massa sia stata e resti un fenomeno che richiederebbe un approfondimento maggiore. In molti, a loro titolo di merito, hanno scritto e analizzato le diverse parti delle vicende, ma manca uno studio in profondità che consenta di apprezzare le ricadute di questa "diaspora" così vasta, specie nel caso in cui l'abbandono della terre natale sia stato definitivo. Si tratta di studi non semplici, che trarrebbero pochi spunti dalle feste dell'émigration che ancora si celebrano, che sono come delle candele ridotte al lumicino, che rischiano ormai di spegnersi con la scomparsa dei rari protagonisti rimasti, mentre le nuove generazioni perdono quei riferimenti di un tempo. Segnalo, a questo proposito, il lavoro del regista Didier Bourg, che sta ricostruendo - in trasmissioni trasmesse dalla "Rai Vd’A" - una parte di mappatura con protagonisti che vanno intervistati ora, visto appunto il rischio che una parte del patrimonio orale, ma anche materiale (pensiamo alle fotografie), rischi di scomparire, rendendo più difficili certe ricostruzioni. E' vero, semmai, che il rinnovato interesse per le proprie radici viaggia ormai in Rete e proprio i parigini dell'Union Valdôtaine de Paris, cioè quel che resta di quella "Mutuelle" che aveva creato una rete solidaristica per chi sceglieva di trasferirsi nella Ville Lumière, hanno messo in piedi un sito, che può essere considerato un punto di riferimento. Lo dimostrano i contatti provenienti dai diversi Continenti, da parte di chi - con un cognome di origine valdostana, ma con delle piste ormai difficili da ricostruire sul passato della propria famiglia - cerca contatti che gli consentano di scoprire le proprie antiche origini. E' normale che questo avvenga in un mondo in cui il "dépaysement" può originare il desiderio di guardare al passato più remoto per riscoprire che cosa ci fosse stato. Quella valdostana è stata un'emigrazione seria e rispettosa: nulla a che fare con l'esportazione, altrove in parte manifestatasi, di fenomeni malavitosi. Per cui è normale che, come in Argentina (dove gli emigrati valdostani di origine si stanno organizzando) o negli Stati Uniti (dove le associazioni che esistevano sono scomparse), la spinta all'integrazione con il Paese ospitante sia stata più forte di ogni logica di clan. Ma oggi, periodo in cui l'identità valdostana vive, come sempre per altro, proprie trasformazioni, sarebbe davvero un tassello mancante non avere pensieri più compiuti e legami possibili con quell’altra Valle d'Aosta, sparsa nel mondo.