In questi giorni non è facile scrivere di politica: quella italiana è avvolta da una nebbia che rende tutto difficile da capire. Direi che si conta ormai sulla forza salvifica delle elezioni politiche, come un "nodo gordiano" che una volta tagliato indicherà la strada giusta senza paura di perdersi. Spero che questo ottimismo abbia un suo fondamento, ma francamente non so fin dove spingermi nel tentativo di convincermi. Qui in Valle - perché negarlo? - si entra invece in una settimana significativa per molte ragioni e non mi riferisco a chi contrabbanda il rischio di elezioni anticipate in Valle d'Aosta, evidentemente non sapendo che da noi la legge sulla forma di Governo prevede la "sfiducia costruttiva" e dunque per far cadere un Governo regionale bisogna averne uno "nuovo di zecca" pronto con apposita mozione con le firme necessarie. Per cui, aspettando gli eventi, meglio dedicarsi a una considerazione generale da tenere ben presente in questo frangente. «Avere la memoria corta»: questa è un'espressione corrente, che si usa in molteplici occasioni nella vita quotidiana, ed è applicabile anche alla politica che resta poi lo specchio, magari deformato ma pur sempre specchio, della società in cui viviamo e dei cittadini che si interessano alla "cosa pubblica" e anche, in fondo, di chi non se ne interessa. Ogni giorno ci sono degli esempi interessanti: basti vedere quanto sta avvenendo in questi giorni con l'incredibile toupet (espressione tricologica valida per il personaggio) di Silvio Berlusconi, che si presenta come un homo novus per la prossima legislatura repubblicana, contando proprio sulla smemoratezza di molti, anzitutto dei suoi che, dopo averlo ringraziato per essere uscito di scena, ora lo applaudono in egual misura per esserci tornato. Molti lo fanno per non perdere la candidatura alle imminenti elezioni: vale più un "seggio sicuro" che ricordarsi le cose, se questo non serve o anzi danneggia. Specie se il voto avverrà con quel "Porcellum" che consente in Italia ai partiti di piazzare chi vogliono loro nelle liste bloccate come garanzia per l'elezione in Parlamento (da noi con l'uninominale tutto è già nelle mani degli elettori). Non è il solo caso in cui qualcuno, in Italia ma anche in Valle d'Aosta, conti sulla capacità di oblio di parte dell'opinione pubblica che scorda con facilità il passato di certi uomini pubblici e le giravolte di alcune forze politiche. Bisognerebbe distribuire un "bignamino" su cui annotare storia e fatti precedenti per evitare vuoti di memoria graditi a chi fa della dimenticanza una sua forza, specie accompagnata da due aspetti annessi: la logica camaleontica con cui si cambia posizione e modo di essere e quella capacità di menzogna alla base di grandi successi per dispensare promesse e non spiacere mai a nessuno, dicendo a ciascuno solo quello che vuole sentirsi dire. Ricordo una frase del cantautore francese Pierre Perret: «Quand on passe l'éponge, on n'éponge pas la mémoire». Almeno così dovrebbe essere e questo a beneficio di quel principio di trasparenza di cui tanto si parla. Ma il nuovo è il vecchio, comunque lo si guardi, e l'Italia torna al punto di partenza. Chiamala se vuoi... confusione.