Tra sei mesi ci saranno le elezioni politiche per il rinnovo del Parlamento italiano, che assumono il significato non banale - se così sarà davvero - dell'uscita dalla straordinarietà di un Governo tecnico con il ritorno alla democrazia rappresentativa. Oggi la politica è stata "sospesa" e commissariata per far fronte all'eccezionalità della crisi e all'impotenza proprio della politica in questa fase storica. Ciò che stupisce è, in un tempo così breve, il fatto che i due principali schieramenti non abbiano indicato il loro leader. Il centrodestra aspetta l'ennesima "discesa in campo" di Silvio Berlusconi che, uscito dalla porta mesi fa e lanciata la fase di rinnovamento, si accinge a tornare dalla finestra e a riproposi come novità. Il centrosinistra ha avviato le primarie con un numero ormai impressionante di candidati, che mostrano le molte anime della grande coalizione, foriere della solita difficoltà di governare. Il centro, che voleva essere la grande novità, si sta disgregando lentamente e forse aspetta che qualche personalità del Governo tecnico - genere Corrado Passera - si dimostri in grado di garantire una leadership decente. In questo scenario fatto più da attese che da certezze, sia chiaro che - accanto al referendum sul pirogassificatore - in Valle d'Aosta il passaggio delle politiche, a poche settimane dalle regionali, non è per nulla banale perché le scelte di alleanza della prima elezione influenzeranno l'altra. Ecco perché il passaggio del voto in Consiglio Valle del nuovo presidente dell'Assemblea è un passaggio complesso se vi è il dubbio che celi scelte segretate sulle future alleanze e dunque perde di fatto quella connotazione di neutralità che una carica apicale dovrebbe avere, al di là della scelta delle persone e dei metodi adottati per la selezione del candidato. Sulla complessità del momento inutile esprimersi: i lavoratori della "Verrès SpA" che volantinano sotto la Regione quest'oggi sono il simbolo, come già quelli della "Olivetti I-Jet", di una crisi evidente che picchia duro e alla quale - con meno soldi da spendere - la Regione potrà reagire con minor efficacia. I "tagli" dovranno essere cospicui e dolorosi e peseranno sul benessere dei valdostani. Per questo l'invito alla coesione e al dialogo, dentro i partiti e fra di loro, non sono una furberia o una lesa maestà.