Capisco di essere come un disco rotto che, fermo sul solco, continua a suonare un pezzo del brano musicale. Metafora destinata a scomparire con la logica dei file musicali, ma la cui efficacia è evidente. Specie se si riferisce ad un mio solito cruccio che rischia di sfociare in ripetitività, ma come è noto è la goccia che scava la pietra e in questo caso, nel lungo processo di trasformazione delle nostre montagne che mai si arresta, l’esempio resta valido e impressionistico.
Trovo che sia giusto e fondamentale lo scontro anche in Consiglio Valle, come in tutte le Assemblee democratiche, fra maggioranza e opposizione. E' solo nelle dittature che il dissenso sparisce e nascono dei Parlamenti degni di una farsa, come regolarmente capitato nelle dittatura di qualunque colore esse fossero. Ovviamente questo prevede anche una dialettica interna ai partiti, perché altrimenti gli eletti non sarebbero altro che scolaretti rimbrottati dal preside di turno. Sono allergico per natura alle imposizioni "dall'alto" e chi ha lavorato con me sa che sono sempre stato pronto a un'idea nuova o a rivedere le mie posizioni. Inutile segnalare, a proposito di dialettica politica, come il caso italiano attuale con Popolo della Libertà e Partito Democratico costretti a sostenere Mario Monti sia un'autentica anomalia, degna di due naufraghi che non si sopportano e che si trovano costretti a condividere la stessa isoletta in mezzo al mare. Trovo che sia un'involuzione democratica che ciò avvenga anche se so bene i perché si sia giunti a questa situazione strema che turba chiunque abbia un animo attento alle regole istituzionali di base. Ma se questo è un caso estremo trovo che, tornando alla Valle d'Aosta e al rischio di trovarsi spesso di fronti a scontri di maniera in favor di telecamera e di elettorato, ho l'impressione che ci sia una questione di fondo che non deve mai essere taciuta. Non si tratta affatto di fare dei test al sangue o alle urine per scoprire quanto i singoli e le loro forze politiche d'appartenenza siano o meno autonomisti e quale sia il loro grado di impegno quali difensori del nostro regime differenziato. E però non si può neanche far finta di niente sul punto specifico: ormai siamo su di uno scivolo pericoloso di cui non si vede il fondo e dunque qualche distinguo va necessariamente fatto. Gli anni che verranno saranno da questo punto di vista come un setaccio nel quale passeranno le posizioni politiche di tutti per distinguere - finalmente, direi - chi crede nell'autonomia speciale e dice sempre quel che pensa in diversi contesti e chi, ad esempio, dice una cosa ad Aosta e un'altra a Roma. Dovrebbe essere un esercizio elementare ma non è così. Esiste una perniciosa forma di travestitismo che trasforma il lupo in pecora con la semplice sovrapposizione di una pelliccia bianca. E spesso anche l'elettorato valdostano scopre tardivamente che cosa si celi dietro le fattezze di pecora e gridare «Al lupo! Al lupo!» sarebbe del tutto tardivo. Per cui è bene aspettare i prossimi programmi elettorali per le elezioni politiche per fare un'attenta revisione del che cosa si dica qui e che cosa si dica là. Un'operazione trasparenza salutare per scovare chi finisca per avere diverse e contrastanti personalità.