Mi scrive, con molto garbo, un giovane aostano, Alexandre Obino, una mail che qui trascrivo in parte, perché centra una serie di problemi sui trasporti mica da ridere. «Gradirei avere un commento da parte sua, se non direttamente, almeno tramite il suo blog, circa la situazione attuale della mobilità in Valle d'Aosta. Oltre al problema dell'Aosta - Pré-Saint-Didier, i recenti tagli dei treni verso Ivrea - Chivasso, la rete ferroviaria (elettrificazione, binario unico) e i dubbi sull'effettiva utilità e sostenibilità economica dell'aeroporto aostano, proprio oggi ho letto dell'imminente chiusura di alcune tratte "Savda"». Ci si riferisce naturalmente alla soppressione, devo dire inaspettata in termini così draconiani, della linea di pullman fra Aosta e Torino e della linea a suo tempo nata per collegare il nostro capoluogo con Chambéry a beneficio soprattutto dei giovani universitari che lì studiano. Ho parlato con il titolare della "Savda", Beppe Bordon, che mi ha confermato quanto detto ai giornali e cioè che non tengono più in piedi linee per la quali ci rimettano dei soldi senza contare sui compensazioni pubbliche. Aggiunge Alexandre: «in quanto giovane aostano ho sempre pensato che il fatto di non avere un'apertura verso la Francia o la Svizzera in treno, sarebbe stato motivo di isolamento nel lungo periodo. Ad oggi mi sembra sempre più chiaro che, pur vivendo in una regione di confine, siamo sempre meno in grado di sfruttare questo vantaggio. Ginevra è soltanto a 130 chilometri da Aosta, eppure la si percepisce come una realtà lontana, poiché meno accessibile. Vedremo un giorno concretizzarsi il progetto dell'Aosta-Martigny o rimarrà soltanto un bel progetto? Ritornando indietro negli anni: come mai la Regione non si è mai proposta per un progetto alternativo alla Torino-Lione?». Sgombriamo subito il campo da un problema, quello dell'aeroporto: qui ne ho scritto tante volte e non mi ripeto. Ho tutti gli elementi per ritenere che si tratti di una buona scelta anche se i ritardi nell'appalto "Enac" del volo su Roma mi preoccupano così come il ruolo ormai giocato da "Air Vallée" nella gestione dello scalo. Idem per la ferrovia nelle tratte valdostane: per ora queste linee sono saldamente statali, sino a quando non verrà - vorrei aggiungere: finalmente - applicata la norma d'attuazione sulla ferrovia, che regionalizzi l'esercizio, di cui ho pubblicato qui stralci e commenti, parlando da sole le norme. Resta il tema serissimo che viene posto dei collegamenti internazionali. Nel tempo, sin dall'Ottocento, ci sono state idee di trafori ferroviari sotto il Monte Bianco o sotto il Piccolo San Bernardo direzione Francia e sotto il Gran San Bernardo in direzione Svizzera. La Storia, con dei revirement assai interessanti dovuti spesso a problemi di politica estera, ha bocciato le tutte queste ipotesi ferroviarie transfrontaliere e, a consolazione, siamo stati invece i primi, negli anni Sessanta dello scorso secolo, ad avere tunnel stradali moderni (per l'epoca) lungo le stesse direttrici. I francesi - lo posso testimoniare direttamente - non sono mai stati interessati in questi ultimi anni a un collegamento ferroviario sotto il Monte Bianco, di cui esiste anche qualche progettualità recente di larghissima massima. Mi è capitato, sia in Europa che dalla Regione, di provare a rilanciare l'idea, ma Lione è Lione e dunque la direttrice attraverso la Val di Susa è sempre stata - allora come oggi che la nuova opera è incardinata in una convenzione internazionale - prevalente senza "se" e senza "ma". Gli svizzeri, invece, hanno fatto, ancora pochi anni fa quando ero presidente, un discorso chiaro: per ora noi siamo impegnati a livello di una direttrice internazionale con l'Italia con il tunnel del Lotschberg (completato) e con quello di base del San Gottardo (che potrebbe aprire nel 2016-2017), solo in una fase successiva il dossier potrà essere riaperto. Certo - per essere chiari - un tunnel verso la Svizzera, ampliamente studiato in anni in cui eravamo "capienti" e potevamo spendere in progettazioni come queste, comporta investimenti colossali che la Valle d'Aosta, assai impoverita dai "tagli", non potrebbe reggere neanche lontanamente e l'Italia oggi - impegnata con i tunnel di base Torino-Lione e con quello del Brennero - penso che non sia in grado di mettere soldi almeno per alcune generazioni. Per cui il "cul-de-sac" ferroviario, almeno per ora, resta, e realizzazioni che "buchino" le montagne per una ferrovia verso l'Europa sono ora un'utopia, ma sappiamo che le utopie - uno dei motori che tengono sveglio l'ingegno umano - un giorno potranno diventare realtà.