Avevo chiesto in passato ai miei amici lombardi che siedono in Consiglio regionale a Milano come fosse di persona - curiosità di stampo maschilista - questa famosa Nicole Minetti, protagonista delle cronache di queste ore per la richiesta del suo partito di dare le dimissioni dal Pirellone. Un diktat difficile da capire in questo momento, essendo forse stato preferibile farlo quando sui festini di Arcore l'attenzione era massima e le intercettazioni della consigliera innescavano un certo scalpore. Ma forse ci sono delle dinamiche ignote che verranno svelate, come nel finale di un vaudeville, quando si risolvono in un lieto fine tutti gli equivoci. La risposta degli interrogati sulle doti della Minetti era unanime: una gran bella ragazza, a prescindere dai ritocchi del chirurgo qua e là eseguiti per miglioramenti ritenuti necessari, ad esempio per diventare più procace. Certo, lei era entrata in politica dalla porta principale, attraverso l'inserimento nel "listino", che in Lombardia prevede l'automatica elezione con il presidente eletto. Perché questo inserimento fosse avvenuto è facile da dire: il rapporto "affettuoso" con Silvio Berlusconi, che ha sparso bellezze del genere anche al Parlamento nazionale e in quello europeo e, avendo visto dal vivo alcune parlamentari a Bruxelles, mi felicito per il gusto estetico del Cavaliere. Naturalmente queste scelte seguivano i suoi canoni e i meriti delle signore sono esattamente noti solo a lui e per noi sono solo immaginabili o nella logica del "bunga bunga" (accusa) o in quella delle "cene eleganti" (difesa). Comunque direi simile a quel che in genere avveniva - detto in parole povere - per le favorite del sultano in un harem. Oggi si ascrive tutto ciò al folklore della personalità di Berlusconi del genere "innocenti evasioni", ma in una logica di rappresentanza parlamentare è stata una novità questa cooptazione, ma si sa come "omnia vincit amor" e l'amore sorpassa persino il diritto costituzionale e la profondità dei curriculum dei candidati. Fatto nuovo proprio per questa componente intimista e degna di Cupido, non perché in politica non ci sia talvolta - pur personalmente considerato l'idea scriteriata - la scelta di personale politico "carne da macello". Questo prevede come condizione essenziale la fedeltà, preferita alla stessa intelligenza, considerata un optional pericoloso perché sussiste il rischio di un suo eventuale uso. La Minetti, comunque sia, si appresterebbe, per chiudere con la politica, ad ottenere una cospicua buonuscita. Potrà comprarsi in abbondanza vestiti, gioielli e profumi per "serate eleganti". Potrà chiedere consiglio a Daniela Santanché, che aveva azzardato il parallelo offensivo e sgradevole fra Berlusconi-Minetti con la coppia Palmiro Togliatti-Nilde Iotti (che è stata mia ammirata Presidente alla Camera), per poi trasformarsi - con pregevole giravolta - in acerrima nemica che pretende le dimissioni. Boh!
P.S.: confesso quanto sia difficile scherzare di questi tempi, ma me lo impongo perché non dobbiamo mai e poi mai cedere alla tentazione di non sorridere.