"Esodato" è un termine recentissimo, tratto da "esodo", parola nobilitata dall'Antico Testamento, ormai trasferito nel "sindacalese" e posto al centro del dibattito politico in un'Italia dove lo slogan portante è diventato - in un patto fra tecnici al Governo e politici in Parlamento - «io speriamo che me la cavo» (battuta del presidente di "Confindustria"). In premessa vorrei dire che conosco personalmente degli "esodati" e gli girano - mamma mia - come gli girano. E' vero che non si sa in verità quanto in Valle d'Aosta il fenomeno sia consistente, ma si tratta almeno di centinaia di persone. Nessuno ha dato per ora la cifra scorporata per Regione e dunque l'entità del fenomeno da noi è presuntiva. Con buona pace del Ministro Elsa Fornero furiosa con i vertici "Inps" per numeri ben più elevati di quelli governativi, chi ha i dati veri è - qui come altrove - proprio l'Inps e dunque resta evidente che i provvedimenti sinora assunti sono comunque risolutivi solo per una piccola parte degli interessati. Gli esodati, dovendo riassumere il caso, sono persone che hanno lasciato il loro lavoro, in cambio di una "buonuscita" che li traghettasse verso la pensione. Quella data si è spostata più in là per effetto dei ritocchi alla riforma pensionistica e dunque c'è chi si è trovato senza stipendio e senza pensione con le beffa di essere nelle condizioni di versare ulteriori contributi per arrivare ad ottenere la pensione. Su Internet trovo una definizione più puntuale e la scippo: "Esodato è il lavoratore senza lavoro e senza pensione con età compresa tra 50 e 65 anni che si trova nella condizione di aver lasciato il posto di lavoro per ristrutturazione aziendale, per accordo sindacale o per dimissioni volontarie incentivate dal datore di lavoro. Il termine "esodato" è un neologismo coniato a seguito della riforma delle pensioni del 2011. Alcuni soggetti, in precedenza considerati vicini alla pensione, hanno visto allungarsi i tempi di ingresso al trattamento pensionistico. Il termine viene associato, in particolar modo, a quei lavoratori che hanno già perduto il posto di lavoro o sono entrati nelle liste di mobilità contando su uno "scivolo pensionistico" e che non riescono a rientrare nel mercato del lavoro". Insomma, chiunque per ragioni anagrafiche può essere incappato nel "trappolone". Tutto avviene perché in materia previdenziale si procede a spizzichi e bocconi e alla fine, per capire dove si è con esattezza, ci vorrebbe una specie di "mappa del tesoro". Peccato che le regole della ricerca cambino sempre e in palio non ci sia un tesoro, ma una pensione sempre più striminzita.