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20 feb 2012

Le vittime dell'amianto

di Luciano Caveri

Con l'accusa di disastro doloso permanente e omissione dolosa di misure antinfortunistiche ieri a Torino sono stati condannati due dirigenti della multinazionale svizzera "Eternit". Una sentenza esemplare che ha riguardato i due stabilimenti di Casale Monferrato e di Cavagnolo. Per Casale in particolare la convivenza con l'eternit e l'amianto in esso contenuto ha causato una dolorosa serie di morti non ancora finita, e la gravità sta proprio nel fatto che le mortali malattie conseguenti all'ingestione delle polveri d'amianto, erano un fatto noto ai dirigenti della fabbrica. Quella tragedia, analoga in altre località italiane, ha sortito una legislazione moderna e l'obbligo di messa in sicurezza di siti potenzialmente pericolosi e di una mappatura degli altri rischi. Il caso più importante in Valle riguarda la bonifica della miniera dismessa di amianto di Emarèse. Questa miniera, a cielo aperto e in galleria, venne scoperta nel 1872 ed è stata coltivata, a fasi alterne, fino al 1970.  L'Arpa valdostana ha predisposto studi accurati con l'uso anche di tecnologie sofisticate su quattro filoni: impianti industrali attivi o dismessi, presenza naturale (anche in certe varietà di marmo verde), edifici pubblici e privati e infine altre presenze di amianto in attività antropiche che mostrano come la sostanza venne usata in vario modo. Questo significa, purtroppo, come solo in parte è stato registrato dall'Inail e dai suoi studi sulle malattie sul lavoro, che anche in Valle ci sono stati moltissimi morti, non sempre probabilmente collegati all'amianto nella determinazione delle cause, vittime delle patologie causate dal minerale e dai suoi derivati.