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12 feb 2012

Settimana corta in tutte le scuole?

di Luciano Caveri

Sto seguendo con curiosità - e confesso che non mi sono ancora formato una mia opinione compiuta - la polemica scoppiata nella Provincia di Bolzano sull'imposizione alle scuole, da parte della Giunta provinciale, della settimana corta.  In sostanza, con poche eccezioni (la deroga ai cinque giorni vale solo per gli istituti superiori che riescono ad ottenere i voti del 75 per cento del Consiglio d'istituto), tutti gli studenti delle medie staranno obbligatoriamente a casa il sabato. Di conseguenza le ore di scuola da raggiungere verranno compensate con i rientri pomeridiani degli alunni nel corso del resto della settimana. Una scelta motivata dalla Provincia per risparmiare sui costi, specie di trasporto e di riscaldamento, ma anche su altri costi di gestione, che viene contestata dalla comunità di lingua italiana, soprattutto nel nome del principio dell'autonomia scolastica (che anche da noi è competenza regionale grazie ad un mio emendamento di quando ero deputato) e anche contrastando vivacemente i reali risparmi che deriverebbero dall'operazione. Da noi la scelta viene effettuata dalle scuole proprio per l'autonomia scolastica e ci sono istituti che lasciano a casa i ragazzi il sabato. Così può in effetti capitare alle famiglie di avere figli che non sono allineati fra di loro e ci si trovi con chi va a scuola il sabato e chi no e per la programmazione familiare non è il massimo. Per contro, rovescio della medaglia, immagino che ci siano persone impegnate al lavoro il sabato che sono ben liete che i figli restino a scuola, come avviene scientemente per le elementari nella Valdigne e, se ricordo bene, al Breuil-Cervinia. Il settore scolastico, ormai da tempo gravante sul bilancio regionale di cui rappresenta una fetta molto cospicua, è un caposaldo del welfare (Stato sociale) valdostano e basta comparare tagli e riduzioni avvenuti sul personale scolastico e sulle scuole oltre Pont-Saint-Martin per capire come da noi ridimensionamenti e chiusure non ci siano stati per una precisa scelta politica. Questo non significa - e mi riferisco anche all'altra forte spesa regionalizzata, la sanità, i cui costi vanno maggiormente controllati - che non si debbano continuare a cercare forme di risparmio e di efficienza senza rinunciare agli standard raggiunti. In questo contesto, un dibattito sulla settimana corta credo si potrebbe serenamente affrontare anche da noi, senza badare ai pasdaran dell'autonomia scolastica, che è ragionevolmente nelle mani del legislatore regionale. E poi, non a caso, il Ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo, torna a parlare di questa possibilità, avendo dichiarato che «nel nostro futuro c'è una scuola a cinque giorni, in cui i ragazzi vivano di più». P.S.: per non dare l'impressione di vivere su Marte, fatemi aggiungere che il crollo del soffitto nella scuola di Saint-Pierre obbliga ad accertarne le responsabilità. Poteva essere un dramma.