Finiva per sentirsi un menagramo chi, come me, per molto tempo ha paventato rischi gravi per l'economia italiana e di conseguenza valdostana per la crisi che, in un inquietante saliscendi, ci occupa da un triennio. Visto che poi piove sul bagnato, come non ricordare le tappe nefaste per la Valle delle Finanziarie statali di questi anni che hanno cancellato tante promesse e grandi dichiarazioni. Per mia fortuna qui scrivo e le posizioni restano, anch'esse più o meno condivisibili, ma frutto delle mie idee e proposte - penso di poterlo dire - con onestà intellettuale. Ma la crisi economica, che veniva da molti ridimensionata e negata, coincide ormai con una crisi politica profonda e dolorosa e fa sorridere chi oggi filosofeggia su di un agosto senza vacanze per i politici. Vuol dire davvero volersi rendere ridicoli, come se l'emergenza di oggi non fosse stata annunciata. Il ricorrente appello al "senso di responsabilità" non può voler dire far finta di niente sulle responsabilità di chi ci ha portati sull'orlo del precipizio. Non credo più che si possano rimandare riforme vere dello Stato e sono arrabbiato che si continui a usare il federalismo come condimento per un sacco di stupidaggini. Certo si possono avere preferenze sullo scacchiere politico italiano e io ho espresso in questi mesi, con chiarezza, le mie avversioni. Ma mai come in questo momento della nostra storia contemporanea bisognerebbe affermare il distacco della Valle dai giochi di potere romani. Quando si preparano delle catastrofi, è meglio non essere nei paraggi perché si rischia di finirci dentro in pieno, sapendo che l'Autonomia speciale è un argine che ci protegge solo sino ad un certo punto. Non sono mai stato in vita mia né pessimista né - peggio ancora - catastrofista, ma è bene che i valdostani non dormano sonni tranquilli. Un sano realismo significa capire come muoverci con tempestività in un'epoca di transizione e mutamento e certi passaggi vanno affrontati in una situazione di massima libertà d'azione e di movimento.