Ieri, giornata niente male in un mese di luglio da dimenticare per le cattive condizioni del tempo, ho passato buona parte della giornata al buio. Con un evidente rimpianto per il paesaggio unico della conca del Breuil-Cervinia, che vista da "Les neiges d'antan", noto locale aperto dall'albergatore-artista Maurizio Bich (ora gestito dai figli), ha una visuale del tutto originale. Ero al buio, come giurato, per vedere sette film partecipanti al "Cervino CineMountain - Festival internazionale del film di montagna" per la selezione di uno dei premi in palio per una rassegna originale, visto che è una specie di riassunto della cinematografia di montagna attraverso i vincitori di tutti i premi più importanti. Le proiezioni (ormai sono dvd!) sono state interessanti perché hanno mostrato, pur nel campione ristretto, come l'alpinismo sia sempre più un affare commerciale (genere spedizione sull'Everest) oppure impressionante performance sportiva di grandi singolarità che battono record e stupiscono in parete. Non è facile parlare della montagna attraverso il linguaggio cinematografico e televisivo senza scadere nello scontato o nel dêjà vu. Tra l'altro sarà questo il tema di una serata da me presentata a Courmayeur, al Jardin de l'Ange, il 3 agosto con la regista Eloïse Barbieri.