Il fallimento, ormai accertato, del tentativo di dar vita ad una "filiera carne" è un fatto negativo per la zootecnia valdostana e non solo per le risorse pubbliche impiegate nell'operazione. L'idea nasceva dalla necessità di trovare un nuovo sbocco per un allevamento del bestiame che ruota attorno al latte e i suoi prodotti, specie la "Fontina". Se è vero che questa è sempre stata la vocazione per la piccola e rustica razza bovina valdostana, si era pensato che, con gli appositi accorgimenti dalle tecniche d'allevamento sino ai tagli di carne giusti, si sarebbe potuto intercettare il gusto del consumatore valdostano e dei turisti alla ricerca di prodotti genuini e facilmente tracciabili. Per i prodotti alimentari il consumatore è sempre disponibile a spendere il proprio denaro, anche se si trattava di sfatare i pregiudizi verso la carne locale, considerata «dura» o «troppo rossa» e si è inseguita la speranza di poter competere con i prezzi e la qualità in un settore assai combattuto e specializzato. Ora la speranza di questa "diversificazione" si è infranta contro le logiche di mercato e a poco varrà sapere se e chi si sarebbe potuto impegnare di più.