Gli applausi ai funerali - specie delle vittime di delitti di sangue - fanno orrore. Il silenzio è da sempre l'omaggio per i defunti, mentre questo virus dell'applauso è irriverente e specula sul dolore, tanto il morto non protesta. Fa il pari con il trionfo della cronaca nera con le telecamere e i microfoni che se potessero farebbero l'endoscopia del cadavere, la diretta con lo stupro della morta, un bel primo piano del pozzo con il cadavere. Il dolore fa "audience" e fa contenti gli inserzionisti e i pubblicitari, gli unici rimasti a edulcorare la realtà del mondo, tanto che verrebbe voglia di viverci dentro. La cronaca nera è regina, anche se sanguina, puzza, agonizza. Si dice: lo chiede il pubblico. Si ricorda: siamo tutti guardoni. Si filosofeggia: esiste la libertà di scelta se vedere o no. Così capita che gli assassini siano gli stessi che piangevano davanti alle telecamere con i cronisti-segugi, fatti fessi, che mai chiedono scusa perché per uno scoop (sai che roba...) venderebbero anche la mamma. Un degrado morale e professionale, che finisce per essere giustificato perché tanto fa tutto schifo e la "monnezza", com'è noto, va messa nel prato del vicino. Accà nisciuno è fesso...