L'altra sera a Bruxelles chiacchieravamo con Sergio Cofferati, oggi parlamentare europeo assai presente (troppi parlamentari europei italiani sono assenteisti cronici), dei rischi incombenti di crisi che gravano su altri Paesi dell'Unione europea dopo la Grecia, che è ancora sotto shock per la batosta e la sua raggelante conseguenza sulla società intera. Trovo che questo genere di chiacchiere "à bâtons rompus" abbiano il pregio di scavare nelle cose al di là dei discorsi ufficiali a livello europeo, spesso deludenti perché terribilmente ripetitivi in un ritmo sincopato, prevalentemente un vero e proprio aggregato di slogan. Per questo in sede europea ci vuole poco per fare bella figura, basta uscire dagli schemi prefissati e ogni intervento diventa interessante per uditori stremati dall'uniformità di discorsi fatti con lo stampino e la tremenda tecnica del "copia&incolla" grazie al materiale "predato" su Internet. Fantastica la sottosegretaria Daniela Santanché che al Comitato delle Regioni, durante un seminario, ha letto - senza battere ciglio (per altro finte, come il resto) - ampi stralci di un articolo sulle Euroregioni scritto qualche anno fa. Ma dicevamo della crisi degli Stati e del loro sistema economico-finanziario: in prima fila ci sono, purtroppo per loro, l'Irlanda ed il Portogallo che - ciascuno con la propria storia - si apprestano al peggio e ci sono altri Paesi, come Romania e Bulgaria, che forse hanno i conti pubblici ancora peggiori e dunque sono "pigs" (maiali) nell'elegante definizione comunitaria, ingenerosa nei pregiudizi che gravano sul povero "porco". Un loro eventuale tracollo farebbe ripiombare l'Europa in uno stato di forte apprensione, sapendo quanto già con le vicende greche - lo ha di recente confermato il Ministro Giulio Tremonti - si fosse giunti sull'orlo del burrone.