Gianfranco Fini è venuto in Consiglio Valle in un periodo per nulla banale per la sua storia politica. Come noto, è stato cacciato dal PdL e ha fondato un suo partito. Di qui l'interesse che suscita ogni suo intervento, come dimostrato anche ad Aosta con gran seguito di giornalisti e troupe televisiva. Fini è intervenuto a chiusura degli interventi in Consiglio non raccogliendo né gli spunti sui temi istituzionali più propriamente valdostani e neppure rispondendo a chi - con evidente gaffe - si era rivolto a lui come esponente politico o addirittura governativo e non come Presidente della Camera. La logica del lungo discorso sul federalismo in Italia è stata: «bisogna tirare il freno a mano sul federalismo fiscale». Una presa di distanza dalla posizione leghista condita naturalmente da riferimenti più ampi alla prospettiva federalista in Italia in termini certamente interessanti ma da convegnistica. In fondo, per l'uditorio politico valdostano, c'è stata un'evidente delusione perché la Valle d'Aosta è stata citata solo in modo fuggevole e su argomenti tutti parlamentari - come l'intesa per la riforma dello Statuto - il silenzio è stato totale. Peccato.