Esiste una profonda ipocrisia dell'Unione europea nella vicenda dell'espulsione dei Rom dalla Francia. Lasciamo stare il cattivo gusto della commissaria Viviane Reding, con delega su Giustizia e Diritti umani, che ha tracciato un parallelo fra deportazioni all'epoca del nazismo e attuali rimpatri (per poi scusarsi), ma quel che conta è la nullità della Commissione verso la Romania da cui fuggono i Rom che hanno creato i nuovi campi ora smantellati in Francia. I romeni hanno sempre considerato il popolo Rom come cittadini di serie B e hanno finto, per entrare in Europa, di avere politiche di tutela e d'integrazione, intascandosi pure i soldi comunitari loro destinati. La Commissione ha taciuto e ha fatto la stessa cosa, con silenzio complice, quando la Romania ha agevolato l'emigrazione in Europa, profittando della libera circolazione dei cittadini, di numerosissimi suoi cittadini con la fedina penale sporca per liberarsene. Di recente in Valle si è riparlato delle minoranze, tema cui ho dedicato molto lavoro in Europa ed è bene essere partecipi e vigili, occupandoci di politica e non solo d'amministrazione, su questa parte del diritto internazionale, coltivata più dal Consiglio d'Europa - con il suo perimetro più vasto - che dall'Unione europea. Bruxelles, questa volta apparentemente interventista, è normalmente assai cauta e guardinga sulle minoranze storiche per evitare le suscettibilità di Paesi come Francia e Spagna che hanno minoranze combattive al proprio interno.