Spariscono, con maggior o minore velocità, certi lavori. Ho un amico che vende farina in Valle e, quando ci vediamo, aggiorniamo la mappa dei panifici storici che, in diverse località della Valle, chiudono i forni o li cedono a nuovi arrivati. Questo mi è utile, ogni volta, per evocare - come cavallo di battaglia da chiacchiera - il gusto e il profumo del pane di una volta e lo sconcertante esempio francese dove riescono, ma forse è un'apparenza, a conciliare l'irrompere degli ipermercati con panetterie di quartiere che vendono pane d'antan. Il ciabattino, il sarto, l'arrotino, il vetraio, il tapissier, l'impagliatore, il rigattiere, lo stagnino, la rammendatrice... Sullo spazzacamino, esempio di terrificante sfruttamento infantile, meglio calare un velo pietoso e lo stesso vale per mestieri grami come la lavandaia. Certo l'elenco risulta sempre piuttosto imperfetto, se non visivamente applicato alla scomparsa di alcune tipologie di commerci "da paese", vittime per lo più di una media distribuzione aggressiva (vedo che ne aprono di nuovi, non erano saturi i piani commerciali?), tipo il negozietto d'alimentari, la merceria, la lattaia... Il mondo cambia, con l'evoluzione della tecnica, un mercato in movimento e gusti e abitudini che si modificano con una rapidità un tempo impensabile. Così pezzi di vissuto diventano nient'altro che ricordi.