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26 giu 2010

Maturità per sempre

di Luciano Caveri

Per la mia generazione la Maturità, per un forma suppletiva di sadismo, era all'inizio di luglio. Ricordo quell'estate di più di trent'anni fa, al Liceo classico "Carlo Botta" di Ivrea, sottoposti a quel rito di passaggio di cui tanto si diceva fino a far crescere preoccupazioni persino più del dovuto. Giuro che ancora oggi mi capita di sognare la prova orale con qualcuno che mi spiega nel sogno che hanno perso le mie carte e che mi tocca rifare l'esame, segno di una suggestione esagerata che mi è rimasta impressa nella memoria. Studiavo dal mio amico Paolo Valente di Montalto Dora (già c'era greco scritto, ma la sfortuna ulteriore fu che a me cambiarono la materia!) e ci baloccavamo su quelle vacanze che sarebbero venute e che tutti ci ricordavano essere - ed era veramente così - "le più lunghe in assoluto", aspettando appunto l'Università. Lo sport preferito, alla vigilia della prima prova con il tema d'italiano, era allora come oggi la "spifferata" sul contenuto dei titoli. Esisteva una sorta di "catena di Sant'Antonio" fatta di zii, cugini, di fantomatici amici degli amici, di misteriosi funzionari ministeriali spioni: tutte balle, naturalmente. Se allora era un telefono (di casa) infuocato non oso pensare cosa sia oggi all'epoca di Internet e dei telefonini...

P.S.: se qualche maturando leggesse il blog, vorrei dirgli che l'idea che l'estate della Maturità sia davvero l'estate più bella non è una balla degli adulti e che dunque si attrezzi per godersela.