"Amico" - etimologicamente come nella vita - è una persona cui si vuole bene e "nemico", ça va sans dire, è l'esatto contrario. L'esperienza ci insegna che non vi è niente di semplice e che le amicizie, come le lampadine, si accendono e si spengono e talvolta i ruoli si invertono da "amico" a "nemico" e viceversa. In politica tutto è ancora più complesso dei già complicati rapporti interpersonali. Pesano ulteriori fattori, ma è certo che anche in politica le amicizie contano e cementano e ciò vale in sistemi instabili come quelli italiani dove le alleanze - forma d'amicizia senza amore - sono un obbligo istituzionale. Ma la logica dovrebbe essere quella di «patti chiari, amicizia lunga», mentre oggi parrebbe trionfare il «mordi e fuggi», un'amicizia da scambisti. Rimpiangere la Prima Repubblica - ricca di doppiogiochismi, bugie, scandali e molto altro ancora - sarebbe ridicolo e soprattutto inutile. Ma oggi direi che non siamo messi meglio, anzi. L'impressione è che la foga del quotidiano, l'assillo del voto, talvolta anche il business accechino a detrimento delle scelte strategiche e di lungo periodo.