"Democrazia e prefetto repugnano profondamente l'una all'altro. Né in ltalia, né in Francia, né in Spagna, né in Prussia si ebbe mai e non si avrà mai democrazia, finché esisterà il tipo di governo accentrato, del quale è simbolo il prefetto. Coloro i quali parlano di democrazia e di costituente e di volontà popolare e di autodecisione e non si accorgono del prefetto, non sanno quel che si dicono". Così iniziava il celebre articolo "Via il Prefetto!" scritto da Luigi Einaudi nel 1944, epoca in cui, in Svizzera, in esilio, conobbe mio zio Séverin di cui divenne amico e ciò si dimostrò utile per la nostra Valle, unica Regione a non avere il Prefetto come sopravvivenza di quel pensiero di rinnovamento dello Stato e unica realtà in cui la libertà coincise con la soppressione proprio della Provincia. Questo è lo stesso articolo, imbevuto di speranze federaliste, in cui Einaudi, che credeva in un'Italia federale e su base regionale, definiva la Provincia "ente artificioso, antistorico e anti-economico". Una citazione classica per chi vuole l'abolizione delle Province, apparsa in una versione minimalista (sparivano alla fine solo una decina di piccole Province) nelle prime bozze della terribile Finanziaria e poi sparita in tutta fretta. Pare che la Lega abbia posto un veto e la Lega è la stessa che, per bocca del Ministro dell'Interno Roberto Maroni, ha esaltato più volte la figura del Prefetto. Sans commentaire.