Guardare i dati elettorali è interessante ma non esaurisce i dati di approccio nei confronti della delicatezza dei meccanismi democratici e dei molti argomenti che attraversano il suffragio universale e le scelte operate dai cittadini. E' un tema antico e molto discusso, che muta continuamente perché le stesse regole elettorali agiscono in modi diversi in un contesto sociale sempre mutevole. Il caso esemplare è la possibilità di frazionare in molti e diversi comportamenti la scelta astensionistica in un range che va dal disinteresse totale alla protesta civica. Ma quel che più mi ha sempre colpito è che mentre la politica discute e si infervora, fra problemi istituzionali e cadute di stile da pollaio, esiste una vasta parte di opinione pubblica che vive in una sorta di analfabetismo istituzionale. Non parlo di questione complicate, come può essere l'architettura dell'Unione europea che è così difficile da prestarsi a gaffes anche per i più accorti, ma di logiche terra a terra ad esempio su quella democrazia comunale che per la sua vicinanza dovrebbe consentire di avere con facilità l'"abbiccì". Invece così non è e non è una considerazione classista, colpendo come una sorta di amnesia cittadini di diversa cultura o estrazione. D'altra parte la democrazia è un giocattolino delicato che presupporrebbe una cittadinanza consapevole, ma sta proprio nella democrazia la possibilità stessa di essere spettatori distratti, sempre che la quantità dei disinteressati non sia così elevata da compromettere quella logica di partecipazione che dovrebbe essere una delle forze dei sistemi politici più avanzati. O forse sono solo un illuso.