Dopo le elezioni c'è di tutto, come è giusto che sia: commenti, spiegazioni, allusioni, critiche, speranze, ma soprattutto i dati reali, vale a dire l'esito delle urne. Prima si può far di tutto, in campagna elettorale, perché si è nella fase precedente, dopo è più difficile per una serie di ragioni. Chi ha vinto scoprirà che adesso inizia il difficile. Chi ha perso ci resterà male. Sono sentimenti naturali ed entrambi dignitosi e non bisogna né troppo bearsi né troppo deprimersi da entrambi i lati della barricata. Presentarsi al voto è comunque una prova coraggiosa e soggetta a rischi, per cui ne va preso il bene e il male con filosofia ed equilibrio, sapendo che un impegno è sempre una scelta lodevole.
Se la dialettica maggioranza-opposizione può andare in una gradazione da blanda collaborazione ad odio feroce, lo stesso vale anche "dentro" le liste dove il conteggio delle preferenze, chi più chi meno, chi entra e chi sta fuori, innesca incomprensioni e dolori. La politica, anche a livello comunale, è fatta di queste cose molto umane e la democrazia, con le sue regole costituzionali, deve tenere conto anche di chi gioca la partita, cioè ogni essere umano che alla fine si mette in gioco e di questo tutta la comunità, qualunque siano le idee professate, deve essere riconoscente. Per chi è riuscito: complimenti vivissimi. Per chi non ce l'ha fatta: non si abbatta, ci sono tante altre cose da fare.