Sono sempre stato affascinato e incuriosito dalla Sindone e negli anni ho letto i diversi libri che si sono occupati dei retroscena di questa straordinaria e misteriosissima immagine. Si è scritto di tutto e ci sono i due estremi: da chi è certo che si tratti davvero del lenzuolo che avvolse Gesù a chi parla di un falso medioevale alla stregua di altri oggetti "religiosi". Mi par di capire che la scelta coraggiosa del Papa, in visita a Torino, chiude le discussioni, descrivendo la Sindone, come ha fatto, quale "icona" e non "reliquia" e ciò è stato autorevolmente commentato sui giornali nelle scorse ore come superamento della diatriba sulla datazione. In fondo, quel che conta, nella religiosità popolare, è l'immagine di un uomo che ha sofferto come riferimento impressionistico a quel sacrificio del figlio di Dio che è alla base del cristianesimo. Per altro, non sempre ci sarebbe bisogno di verità o certezze storiche o scientifiche, essendo la fede un dono che dovrebbe prescindere da altri elementi se non quelli interiori. Curioso il legame fra la Sindone e la Valle d'Aosta, apparendo probabile un solo passaggio sul nostro territorio. Infatti in via De Tillier ad Aosta di fronte alla chiesetta sconsacrata di San Grato, è visibile un affresco che raffigura la Sindone con una targa che ricorda il passaggio della reliquia ad Aosta, nel 1578, quando la Sindone venne definitivamente trasferita da Chambéry a Torino. A ricordare questo passaggio c'è anche, nel castello dei Passerin d'Entrèves a Châtillon, una decorazione sull'arcata di vetro della cappella con l'effigie della Sacra Sindone, poiché il convoglio in marcia verso Torino si sarebbe fermato nel castello. In vicine vallate piemontesi rivendicano anche quel passaggio, ma non mi inoltro in un terreno che richiederebbe ricerche e competenza. Certo è che i valdostani a quel passaggio, decisivo per i destini della Sindone, ci tengono!