Non ho mai fatto dell'Unione europea un "santino": la lunga frequentazione delle istituzioni comunitarie mi consente di conoscere errori e vizi e un giorno ne scriverò organicamente. Tuttavia, un pregio esiste se comparato all'Italia, dove grandi decisioni si assumono al limitare della scadenza del tempo. A quante riunioni ho partecipato a Roma, a notte tarda con la barba già lunga, perché si era giunti in limine e dopo tanti rinvii era ora di assumere una scelta. Un brutto vizio che trascina, allunga, stiracchia, traccheggiando e facendo ostruzionismi e campando di lungaggini. In Europa, dove nel Parlamento europeo il contaminuti minaccia la sala e il microfono si spegne in caso di superamento, si pensa in anticipo - non sempre bene nei contenuti, beninteso - ma il metodo c'è ed è basato sulla logica di prendersi per tempo. Per questo sono stato a Valladolid in Spagna per una discussione sulla composizione del "Comitato delle Regioni" dopo il 2015. Farà sorridere ma ciò consente di scegliere con serenità: lo stesso vale per un problema ben più importante, i fondi strutturali. Ogni scelta su questi preziosi soldi europei peserà anche sulla Valle d'Aosta. Per il momento in Italia non è stato avviato nessun dibattito sul tema, mentre tutti gli altri lo fanno. Ciò peserà.