Mi è già capitato, poiché scrivo molto e da molto tempo, di sentirmi rimproverare - su di un certo tema - di avere scritto cose diverse in differenti momenti. Non me ne stupisco affatto: posso aver cambiato idea o aver avuto un umore che ha influenzato le mie parole, spingendomi su posizioni nuove rispetto a quelle precedenti. Difendo questa possibilità di cambiare le mie opinioni e ritengo che i cittadini dovrebbero guardare con sospetto i politici silenti che «non si sa come la pensano»: certi silenzi sono scelte di comodo o furberie, specie quando la politica scade nella parossistica ricerca del consenso. Per cui una buona regola sarebbe evitare i "buoni propositi" d'inizio anno, essendo quelli più visibili fra un anno nella loro concretizzazione o meno.
Ne azzardo alcuni, sfidando conformismi e pigrizie che tendono a renderci sempre più uguali a noi stessi, specie con il venir meno dell'effervescenza giovanile. Allora: meno Internet e più libri, magari letti sul palmare, perché essere conservatori nella modalità di lettura è inutile. Vorrei ridere di più e rodermi meno il fegato per certe scelte politiche che non capisco perché non ho avuto elementi per capirle e discuterle. Ritengo dovere e piacere dedicare più tempo alle persone alle quali voglio bene. È, ad esempio, paradossale che si trascurino gli amici, perché essendo amici lo capiscono o va evitato il rischio di dire poco «ti amo» a chi amo. Qualche viaggio in più non sarebbe male e questo deve coinvolgere anche i miei figli: rimpiango che mio padre non lo abbia fatto. Sarà ora che pubblichi un nuovo libro, scegliendo fra alcune cose incompiute. Altre cose le penso ma non vorrei mettere troppa carne al fuoco.