25 aprile con i miei pensieri

25_aprile_2008.jpgPer oltre vent'anni la mia mattinata della Festa della Liberazione è stata occasione per parlare in pubblico. Una piccola sfida personale per, ogni volta, trovare uno spunto nuovo per non annoiare l'uditorio.
Quest'anno non ho impegni di questo genere e dunque sarà una giornata di riflessione intima, legata alla Resistenza e ai legami familiari.
Ho avuto la fortuna di vivere la Resistenza grazie ai ricordi, alle testimonianze di persone care, cui vorrei rendere omaggio senza ricordarle una ad una. Un abbraccio a chi mi ha insegnato quanto sia importante la democrazia.
E' bene ricordarlo perché i tempi di crisi economica - lo dimostrano gli avvenimenti post 1929 - possono creare involuzioni autoritarie.

Commenti

Quest'anno...

vi è un pubblico virtuale.

Consiglio una lettura...

So perfettamente...

che per i giovani di oggi parlare di Resistenza è come per la mia generazione sentir parlare del Risorgimento, ma credo che vada fatto uno sforzo di comunicazione.
Non mi piace quella specie di papocchio che si vuole fare della storia della Resistenza e del dopoguerra, in cui si finisce per avere una sorta di «erano tutti uguali» fra chi scelse di combattere i nazi-fascisti e chi militava in quel campo nel nome della difesa comune degli ideali.
Gli ideali non erano equivalenti.

Concordo...

non aggiungo altro.

Sai cosa è difficile?

primo: trovare ancora qualcuno che quei periodi li ha vissuti.
secondo: farlo (o farla) parlare...
Quando ho occasione di incontrare persone anziane che hanno vissuto quei periodi riesco con difficoltà a farmi raccontare qualcosa. Finiscono per dirmi «sono brutte storie, non ne voglio parlare».
Alla fine sai le storie perché te le racconta qualche familiare che le ha sentite da piccolo, ma non credo sia la stessa cosa.

Purtroppo...

tra qualche anno resteranno solo libri e documenti.

Comunque

il sito dell'ANPI è ricchissimo e non è settario, racconta anche i fatti scomodi come la storia di Porzus.

Vi do un paio di link:
http://www.anpi.it/
http://www.anpi.it/patria.htm
http://www.storiaxxisecolo.it/ (ricchissimo)
http://www.resistenzaitaliana.it/ (ricchissimo)
http://www.italia-liberazione.it/it/
http://www.italia-liberazione.it/ita/istituti.php?rete=5
http://www.resvallee.it/

Salut

Pasticcio...

Racchiudere tutti sotto lo stesso ideale è infantile, dire che la spinta emotiva era la stessa, filosofico ma si potrebbe accettare.
Il problema vero, che hanno tutte le guerre civili, è che socialmente si è perso tutti. Gli odi con chi è stato sgherro non si dimenticano, perchè non è invasore, rimane a casa. La cosa vera è, che se noi (e anche il nemico) siamo qui a ciacolare, è grazie a dei ragazzi che hanno smesso di esserlo per un fuoco fatuo chiamato ideale di libertà.
E molti di loro, finita la guerra, si sono dovuti misurare con la depressione (le fonti recitano di tantissimi malesseri e disadattati alla vita civile) e il mancato riconoscimento del servizio reso. Come altri, invece, hanno avuto la possibilità di fregiarsene senza merito.
Questo preciso momento, dovrebbe essere l'inizio, per essere savi e critici verso quel periodo, per pacificare la nostra storia e lanciarsi più leggeri verso il futuro.

23 aprile, 24 aprile, 25 aprile, 26 aprile...

Sono cittadino di uno Stato moderno, dotato di una Costituzione repubblicana, dove sono raccolti i principi inderogabili del vivere civile. Se questi, anche nelle loro promanazioni ordinarie, sono sovvertiti, ho dove chiedere tutela. Questo mio stesso scritto è tutelato come espressione della mia opinione e come opera di intelletto. Soprattutto, ciascuno di noi, può interpretare un mercato economico e, con sapienza, dettare nuove scelte che influenzeranno la ricchezza o la povertà.La storia contemporanea più recente di questo paese, arriva dalle ceneri di un regime. Un regime autoritario e dittatoriale che è andato in fumo il 25 aprile del 1945. A poco a poco da quelle ceneri, calde e funestate da molti incendi, è nata la nuova Italia. E' da qui che nasce la mia “innata” libertà di uomo.Pertanto devo essere grato a chi ha sacrificato la propria giovinezza (che ora sarebbe considerata al limite con l'adolescenza), anche morendo malamente, per un ideale che poteva sembrare irrealizzabile.A casa mia si è sempre parlato sottovoce di quel periodo. Mio padre aveva dieci anni e i miei zii, alcuni partigiani, sono sempre stati abbottonati. Dei miei nonni ho scoperto, in età adulta, che uno era socialista e l'altro sturziano. Entrambi, a loro modo, hanno dato, come molti all'epoca, il loro contributo.Mi sono spesso domandato da che parte sarei stato. Con le consapevolezze culturali di oggi, sarei in montagna a combattere con i ribelli. Cresciuto all'epoca? Chi lo sa? Questo aspetto mi ha fatto pensare a molte cose di quel periodo che non si sono addormentate. Innanzitutto, ciò che mi ha e mi turba, è che i nomi di entrambi i combattenti sono simili, hanno la stessa radice territoriale: l'Italia. All'epoca ci siamo liberati del nazista, nemico straniero, ma abbiamo combattuto, in guerra civile, con i nostri compatrioti della Repubblica Sociale, loro alleata. La cosa si complica. Non si possono dimenticare facilmente i volti, i nomi di quelli che nel tuo paese si sono comportati da sgherri, investiti di un potere non loro.
Qui interviene un precetto biblico: le colpe dei padri ricadano sui figli.
Infatti non abbiamo ancora trovato il giusto tempo per sopire e razionalizzare quelle epoche. Non sdoganare, non assolvere, ma capire!E' stato un momento storico che ha permesso ai buoni principi di venire alla luce e di farci risorgere, come di illudere molti di essere dalla parte giusta imponendo autorità o volendo combattere per sostituirla con un altra. Tanti sono stati i lupi che si sono travestiti da agnelli, spesso dell'ultima ora, per fare i propri interessi o per rifarsi una verginità con il sangue di esecuzioni ingiuste e sommarie. Ora siamo in un momento storico difficile, legato ad una profonda crisi economica, dettata dall'assenza di moralità: il guadagno oltre ogni misura anche a costo di far precipitare il sistema. Chi crede realmente nei principi della patria, è chiamato a usare bene la libertà avuta in “affido” commemorandola tutto l'anno, con il buon lavoro e l'esempio.I nostri giovani, spesso, sono proiettati in quel momento storico in modo fine a se stesso. Invece, il lavoro di civiltà, è di far conoscere e combattere, con la cultura del “ricordo”, i cancri antidemocratici ancora floridi in Italia, ma non solo qui.
Spero davvero che ci sia pace e comprensione per tutti i morti della “nostra” guerra.
Ne va del nostro futuro.

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