blog di luciano

La tendopoli smantellata

lucoli_campo_vda_02.jpgSpero di tornare presto a Lucoli, quel paese a pochi chilometri da L'Aquila, "adottato" per caso dalla Valle d'Aosta e dove in queste ore si sta smontando quel campo dalle tende blu e dalle piazze e vie dai nomi valdostani. So che i filmati realizzati dalla "Rai" sono stati accolti con commozione, durante la visione nella grande televisione della tenda principale.
Era il racconto della sofferenza dei terremotati attraverso le sensazioni dei nostri volontari, che hanno dimostrato - sotto l'egida della Protezione Civile - di saper lavorare assieme.
I lucolani ringraziano, anche con messaggi accorati di amicizia e in una recente visita ad Aosta sono stato testimone oculare dell'affetto creatosi. Montanari noi, montanari loro: legati dal destino di quel sisma terribile, i cui effetti - specie su L'Aquila, dove i nostri pompieri hanno grandi responsabilità - dureranno purtroppo nel tempo.
Un'annotazione: bene ha fatto il mio amico Presidente del Trentino, Lorenzo Dellai, ad arrabbiarsi con Silvio Berlusconi. Le casette inaugurate per prime erano quelle piazzate dalla Provincia autonoma, ma in pochi lo hanno saputo...

Kabul

kabul_attentato_settembre_2009.jpgConfesso di aver atteso prima di scrivere. La speranza era che venissero le parole giuste per parlare delle conseguenze della trappola assassina in cui sono caduti i militari italiani.
Non ho trovato argomenti adatti, ma il silenzio, visto che ho sempre parlato, nel piccolo, degli argomenti di maggior attualità, poteva suonare come una grave omissione, una scelta di non toccare argomenti delicati o difficili.
Invece direi che non si può dir altro che questa è la guerra, anche sotto la forma nobile di quella che pudicamente si chiama "missione di pace" e che i militari di carriera sanno che la morte è un rischio connesso alla scelta professionale che hanno fatto.
Gli estremisti islamici sperano prima o poi, lì come altrove, di fiaccare la resistenza dell'opinione pubblica dei Paesi i cui ragazzi rientrano stesi nelle bare. Fanno il loro mestiere, basandosi oltretutto su di una visione del mondo astratta e fallace, che li vede protagonisti di una guerra contro l'Occidente e i suoi valori, spesso aiutati da un pacifismo simile a quello - leggete qui vicino - che aiutò Hitler a perseguire i suoi progetti.
Per cui il dolore deve servire a confermare un impegno.

Leggere il passato

teatro_romano.jpgL'altro giorno, prima che la temperatura crollasse e la neve facesse capolino in quota, sono andato a vedermi il teatro romano "desnudo".
Io personalmente lo ricordavo impacchettato tipo le opere dei coniugi Christo, non fosse che quelle sovrastrutture - poste a fin di bene - impedivano la visione di questa straordinaria opera della romanità.
Aosta romana è una ricchezza unica. Ricordo lo stupore di ospiti illustri di fronte al criptoportico o all'Arco d'Augusto.
Le stampe antiche della città, specie con i panorami visti dalla collina, restituiscono con nettezza la pianta romana e come i successivi inserimenti si inserissero armonicamente con quella logica di sovrapposizione e utilizzo di cui gli antichi non avevano paura.
Oggi Aosta romana è stata imprigionata dallo sviluppo impetuoso dell'ultimo tratto della sua storia millenaria, preceduta dalla presenza sullo stesso territorio dei popolamenti di cui le tombe di Saint-Martin de Corléans sono stupefacente testimonianza, cui si aggiungono gli esiti degli scavi al centro di Aosta.
Il Teatro resta, con lo sfondo di montagne, un simbolo e un'attrazione.

Les Sarrasines

sarrasines.jpgCinque graziose ragazze della Bassa Valle, impratichitesi a... Ivrea, hanno cominciato ad esibirsi nella danza del ventre fra musiche orientali e veli colorati.
L'altra sera, ad una festa di pensionamento del "trio Rai" Gobbo - Boccarella - Godio, ho assistito allo spettacolo sensuale e - come dire? - stuzzicante. Il pubblico ha apprezzato l'impegno e anche la simpatia, capendo il batticuore delle prime esibizioni.
Annuncio che il gruppo è alla ricerca di un nome. Io ho suggerito, in un ricordo lontano di storia locale, "Les Sarrasines".
La globalizzazione, addolcita dalla femminilità, incombe. 

Dietro la paternità

panorama_laurent.jpgLa paternità, che per me è arrivata quando viaggiavo già verso i quaranta, è una clessidra girata. Osservi, nel crescere dei tuoi figli, il passare degli anni con un confronto quotidiano. Loro crescono e tu invecchi e perciò ormai guardi il tramonto del sole con pensieri diversi.
Ci pensavo, nel vedere mio figlio che entra ormai alle superiori, e a me sembra ieri che sputava il ciuccio con mio grande giubilo. Come passa il tempo!
Sarà che ho perso mio papà da poco, ma ho trovato proprio all'inizio del libro-biografia di Simenon, che ho citato pochi giorni fa, questa bella frase, che sembra adatta al suo ricordo: «La date plus importante, dans la vie d'un homme, est celle de la mort de son père. (...) Ce n'est quand ils n'ont plus besoin de lui que les fils comprennent que leur père est leur meilleur ami»

Il ricordo della II Guerra mondiale

Dappertutto- ma soprattutto in Germania, dove non ci sono per gli attuali governanti scheletri nell'armadio - il ricordo dei orrori della guerra scoppiata nel settembre di settant'anni fa è stato valorizzato come si doveva. La storia va evocata.
Da noi, al di là degli obblighi protocollari, il silenzio del Governo Berlusconi sulle responsabilità e le complicità dell'Italia fascista sono la foglia di fico di un imbarazzo, se non di un oblio intessuto di colpevole disinteresse.
Quegli anni Trenta, tragici e terribili, l'incipit di un lungo periodo di violenza e dolore, dominati da due personalità sanguinarie: Hitler e Stalin.
E

Suona la campanella

scuola_rientro.jpgIl primo giorno di scuola, gioiosa occasione di ripartenza e, purtroppo, campanella che indica la fine delle vacanze, invita ad una riflessione.
La scuola valdostana, grazie alle risorse finanziarie dell'Autonomia, può iniziare l'anno senza problemi di tagli dei precari, di ridimensionamento di organici, di chiusure d'istituti. Fuori dalla Valle, da anni, sono "lacrime e sangue".
Questa situazione favorevole, frutto di un progressivo allargamento dei poteri regionali, secondo il principio "chi paga regolamenta" (che non fu semplice, vi assicuro, sancire in Parlamento), ci impone tuttavia degli obblighi di essere sempre più assennati e risparmiosi, sapendo tra l'altro che il rinculo della crisi economica peserà sul riparto fiscale per non dire delle incertezze del cosìdetto federalismo fiscale. 
Come avviene anche nel settore sanitario, non si può pensare - nel rispetto della logica di evitare "tagli" nei settori cruciali del sociale - ad una logica di spese crescenti con i tassi degli ultimi anni, perché semplicemente irrealistico.

Programmi Rai

raivda_studio_radio.jpgLa radio della Rai, intesa come trasmissione emessa localmente su FM e AM (tra breve anche la radio passerà al digitale, in sigla "DAB"), risale al 1968.
Quando cominciai a fare la "Voix de la Vallée" era il 1980 e la radio, su "Radio2", prevedeva lo stacco - con l'uccellino - alle 12.10 sino al limitare del segnale orario mezz'ora dopo. C'era ancora della pubblicità della Valle e alle 14, sino alle 14.30, venivano trasmessi i programmi locali e a quell'ora andava in onda la seconda edizione della "Voix". In via Chambéry c'erano due studi radio: quello dei programmi aveva una straordinaria acustica, mentre quello del giornale radio era più piccolo.
Poi, negli anni, la "Voix" eliminò questa edizione in favore di quella delle 7.20 del mattino, spostandosi - come l'edizione classica - su "Radio1", mentre i programmi regionali finirono, con uno spazio di 45 minuti, alle 15 su "Radio2", isolati come orario e come rete.
Da lunedì 14, invece, la radio si attesta dopo la "Voix", su "Radio1", poco dopo le 12.30, per circa 22 minuti di trasmissione, a ridosso del "Gr1" per poi tornare, attorno alle 13.35, per un'altra ventina di minuti.
Una scelta di razionalizzazione che aumenta gli spazi, ponendoli in un orario più favorevole e cementando "Voix" e programmi regionali.

Tutto è pronto

studio_rai.jpgTutto ferve attorno al digitale terrestre. Sono mesi che vedo i tecnici di "Rai Way" impegnati nel montaggio delle apparecchiature in vista dello spegnimento dell'analogico e dell'accensione della nuova tecnologia e con il numero di ripetitori in Valle non è stato uno scherzo, ma l'ingegner Severino Zampaglione conosce la Valle come le sue tasche e ha energia contagiosa.
Un notevole impegno in un settore, quello televisivo, che dopo decenni di cambiamenti a passi di lumaca ora galoppa.
Quando ho iniziato a fare la televisione - più di trent'anni fa - c'erano ancora in giro le cineprese e le telecamere erano gigantesche, i montaggi erano strumentazioni monumentali, avevamo grandi microfoni e le titolatrici erano rudimentali.
Oggi tutto è più piccolo, più facile da usare e meno costoso. Per cui è bene cavalcare la rivoluzione digitale.

La pipa di Simenon

simenon_libro.jpgE' una biografia monumentale - 750 pagine! - quella che Pierre Assouline ha dedicato a Georges Simenon, di cui ho scoperto cose interessantissime, in chiaro e in scuro, essendone un ammiratore.
Ricordo, tra l'altro, quegli anni Settanta in cui uscirono, a cadenza rapidissima, i libri di Maigret che mio padre comprava, all'edicola della stazione di Verrès, e che io leggevo con avidità. Da telespettatore ricordo poi il grande Gino Cervi.
Simenon, come il suo alter ego Maigret (il libro racconta una bastonata che lo scrittore belga prese quando pensò di fare lui stesso il poliziotto), era anche lui un grande fumatore di pipa.
Avevo uno zio, Mario Caveri, chimico alla "Cogne", che era un grande fumatore di pipa, che mi pare essere una passione in via di estinzione.
Simenon, che caricava sei pipe quando scriveva come un matto, ne soffrirebbe.

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