blog di luciano

Mercatini di Natale

La bancarella di un mercatino di NataleI "mercatini di Natale" mettono allegria e in sostanza ricalcano quel concetto vasto di fiera, che crea subito aggregazione in un misto che mette assieme di tutto un po' fra oggetti da comprare e cibarie e bevande varie. 
I più belli in assoluto sono, nella mia esperienza personale, Strasburgo e Bolzano. Entrambi situati in centri storici suggestivi, vivono nel solco di una tradizione germanica secolare, che mostra l'esistenza di un "fil rouge" fra il Natale cristiano e le feste precedenti.
Di recente ho visitato il mercatino di Montreux, in un ambiente particolare tra lungo lago e centro, carino ma - sotto il profilo espositivo - non memorabile, tranne gli stand del Canada, ospite d'onore di quest'anno. 
Aosta, dopo vari tentativi, sta forse trovando una sua dimensione con il suo mercatino, che chissà se nel tempo diventerà tradizione, visto anche il successo che mi pare abbia.
Certo è che la voglia di dare una dimensione corale e gioiosa al Natale è una costante e forse, in una crisi economica che ancora crea preoccupazione, c'è ancora più voglia di avere in questa festa un punto di riferimento.

Sant'Ambrogio

Quello che era l'ingresso del Galion a ChampolucChe belli quei molti anni passati, ogni giorno di festa durante la stagione sciistica, a Champoluc. Esisteva una "compagnia" che mischiava turisti di ogni provenienza con noi "locali". Si sciava forte e la sera grandi divertimenti, specie attorno all'ormai sparita discoteca "Galion".
L'inizio, a parte gli anni prima dell'Ottanta, quando spesso si sciava già a novembre, è sempre stato Sant'Ambrogio, patrono per gli amici milanesi.
Mi pare che, con quel po' di neve che è arrivata, la stagione sia partita bene e ora la grande attesa è per le vacanze natalizie, che - con la "crisi" dello sci a fine stagione - è sempre più il periodo topico.

Il peso delle scelte

Uno dei tavoli degli incontri di Cop15A Copenaghen, per il summit mondiale sul clima, ci andranno tutti leader mondiali. Sugli esiti vedremo, anche se il compromesso sarà di certo al ribasso nello scontro sempre più violento fra gli assertori del riscaldamento globale, che indicano nelle attività umane la responsabilità dei cambiamenti in atto, e i negazionisti che contestano certi dati pessimistici e ridimensionano il ruolo umano in quanto avviene.
Per una piccola realtà alpina come la nostra, situata geograficamente nella celebre "banana" europea che designa una delle zone al mondo a maggior sviluppo da moltissimi anni con tutte le "aggressioni" conseguenti sull'ambiente naturale, poco cambia: la realtà è che fra qualche decennio daremo addio ai nostri ghiacciai con grandi conseguenze sulla vita della nostra comunità.
E' vero che questo è già avvenuto in passato, ma con ritmi lenti cui l'autarchica società contadina si adeguò e così la rete viaria che traversava la Valle grazie ai colli.
Per cui, al posto di litigare, sarebbe bene che Copenaghen indicasse soluzioni comunque ragionevoli e fra queste mi sentirei di indicare la ricerca sui cambiamenti climatici e le loro conseguenze, sapendo che anche da noi, dal problema dell'acqua a quello della difesa del suolo, dalle conseguenze sul turismo alle trasformazioni dell'agricoltura, dalle scelte energetiche all'impatto alle scelte trasportistiche, c'è molto da fare!

La morte del codice a barre

Un insolito codice a barreIl caso ogni tanto ci mette lo zampino. Qualche giorno fa, passando da alcuni acquisti effettuati in un grande magazzino al "gate" di un volo aereo, con carta d'imbarco acquisita via Internet, riflettevo sull'invasività del codice a barre.
Concepito una sessantina di anni fa, questo strumento di riconoscimento appare ormai dappertutto con un crescendo nell'ultimo trentennio.
Scopro oggi, leggendo un settimanale, che il codice a barre è moribondo: il suo sostituto - spiegato e commentato nei dettagli, compresi i programmi da scaricare sui telefonini - sarà il "Quick reponse" (QR Code) e questo disegnino in bianco e nero, erede delle strisce precedenti, conterrà una marea di dati, "leggibili" con il portatile attraverso la sola immagine.
Non fai in tempo ad affezionarti...

Caleidoscopio 8 dicembre

La instant replay nello studio RaiPer una volta la trasmissione radiofonica - su "Radio1" alle ore 12.35 nella programmazione di "RaiVdA" - sarà in una giornata festiva e perciò spero la possano ascoltare anche coloro che normalmente non ci riescono.
Si aprirà con Luigi Calderola che racconterà del "Messager Valdôtain" in edicola, uno dei pochi almanacchi che hanno resistito ai cambiamenti.
Con Massimo Lévêque, amministratore di "Siski", parleremo di turismo e neve, scontato nel "ponte" di esordio della stagione.
Sarà Beppe Cuc, presidente dei maestri di sci valdostani, a raccontare dei cambiamenti di questa professione legata alla neve.
Christian Diémoz proporrà un link fra un libro e un disco.
Oggi, con le tecnologie digitali, montare i programmi radiofonici è molto più rapido di quando si usava il nastro e lo si doveva "tagliare" fisicamente!

Vigilare

Gaspare SpatuzzaQuesta storia del collaboratore di giustizia (chiamarli "pentiti" è terribile) che accusa di legami con "Cosa Nostra" Silvio Berlusconi non mi appassiona, anche se le prossime puntate vanno seguite.
Semmai, con buona pace del premier che ha accusato la serie de "La Piovra" di rovinare nel mondo l'immagine dell'Italia, sarebbe bene che si dicesse la verità: le mafie, nella loro diversa coloritura, non solo ammorbano il Sud e sono state simpaticamente esportate con una parte dell'emigrazione italiana nel mondo (ha fatto più "Il Padrino" di mille sceneggiati televisivi), ma si sono ramificate dappertutto. Anche in Valle i rapporti dell'Antimafia e di altri organi segnalavano "presenze" su cui vigilare.
Per altro, Leonardo Sciascia - e la metafora nel tempo è diventata ancora più forte con il riscaldamento globale - segnalava come la linea della "palma" salisse sempre più a Nord, naturalmente usando l'albero come immagine del propagarsi della criminalità organizzata.

L'India... misteriosa

Pastori che attraversano il fiume Kaveri con le vaccheRicordo, con un sorriso, che la prima ad accorgersene fu una delle maestre elementari storiche di Ayas, Renilda Favre. Un giorno mi disse: ho visto sull'enciclopedia che c'è un fiume indiano che è uguale al tuo cognome! Poi nel tempo, specie grazie ad Internet, mi sono ampiamente informato.
Il fiume "Kaveri" o "Caveri", con i suoi 765 chilometri, è uno dei grandi fiumi dell'India ed è considerato sacro dagli Indù e per questo viene frequentato da migliaia di pellegrini. Le sorgenti sono a Talakaveri, nel Ghats occidentale a circa quattromila metri, nella regione del Karnataka e il fiume - che ha grandi isole e alte cascate da cui si ricavò la prima energia idroelettrica in India - sfocia nel Golfo del Bengala.
Naturalmente la scoperta non serve un tubo e anima di tanto in tanto il solo divertissement - da romanzo d'avventura alla Salgari - nell'immaginare l'esistenza di un avo intraprendente che andò sin laggiù o magari qualche altra misteriosa origine.
La fantasia, specie quando è un esercizio così astratto, non fa male a nessuno. Anche se, ovviamente, quel nome è solo casualità.

Croazia, ma chissà la Svizzera...

Un momento della sessione plenariaAl Gruppo dei democratici e dei liberali, nell'ultima riunione plenaria di questa Legislatura del "Comitato delle Regioni", sono venuti dei rappresentanti della Croazia.
Se si pensa ai drammi seguiti allo sgretolamento del "finto federalismo" della Jugoslavia, sembra incredibile che oggi - dopo la Slovenia, diventata membro dell'Unione europea - sia la Croazia in lista d'attesa per un nuovo allargamento, che riguarderà in prospettiva altri Paesi balcanici. 
D'altra parte, la strada dell'integrazione non si ferma ed è bene che sia così, anche se ci vuole una grande cautela nei prossimi passi per evitare certe incomprensioni dei cittadini che non hanno ancora digerito tutti quegli ingressi recenti che hanno portato agli attuali ventisette.
Un caso per tutti: la Romania. In prospettiva il caso più scottante resta l'ingresso della Turchia: io resto contrario.
Certo per i valdostani l'allargamento più interessante sarebbe quello con la Confederazione elvetica, ma ci vorranno ancora anni e l'Europa dovrà comunque dimostrare di avere nel federalismo un punto di riferimento vero.

Vai con la pirolisi

Un impianto di pirolisi«Contrordine, compagni». Questa era lo sfottò un tempo usato per i comunisti che fideisticamente seguivano il Partito anche in caso di "inversione ad u" su certi problemi.
Personalmente credo che solo i cretini non cambino idea, per cui lo "zig zag" di questi anni sui rifiuti della compagine autonomista non mi stupisce.
Le puntate precedenti erano: la mia Giunta dice «studiamo che fare ma senza demonizzare il termovalorizzatore (rifiuti bruciati), come si fa in civilissimi Paesi nel mondo»; il cambio di rotta di questa legislatura spingeva verso un "trattamento a freddo" con creazione di combustibile che poi sarebbe stato... bruciato; ora, nuova svolta, siamo alla "pirolisi-gassificazione" i cui pro e contro, rispetto soprattutto a tecniche più sperimentate, sono rinvenibili su Internet anche per un "non tecnico".
Certo i tempi sono ormai stretti, perché il barbarico sistema della discarica, scelto tanti anni fa, va verso il suo esaurimento.
Tutti d'accordo sulla differenziata, ammesso che sia quella vera, ma bisogna scegliere una tecnologia per evitare il collasso. Chissà se è la volta buona. Resta comunque un'idea che tutti sanno sostenni sin all'inizio: perché non accordarsi con il Piemonte che avrà grandi impianti? 

In vigore il Trattato di Lisbona

Montagne russeLa storia dell'integrazione europea sembra le "montagne russe" con salite e discese ripide e improvvise. Dopo una discesa da brivido, ora si risale pian pianino, anche se il "Trattato di Lisbona" è monco di molti dei contenuti del Trattato costituzionale, morto per mano dei referendum francese e olandese.
Ma anche noi valdostani dovremo sfruttare il meglio del nuovo Trattato, che evoca un ruolo regionale assente in passato, valorizza timidamente il "Comitato delle Regioni", esplicita la tutela delle minoranze linguistiche, afferma - finalmente - l'esistenza di territori di montagna e segnala il ruolo delle zone transfrontaliere.
Certo in Europa bisogna farsi conoscere e avere reti a geometria variabile che tessano alleanze utili. Salire a Bruxelles e girare l'Europa, in modo giudizioso, non è uno spreco di soldi e di energia. Si imparano un sacco di cose e si cementano amicizie preziose.

Condividi contenuti

Registrazione Tribunale di Aosta n.2/2018 | Direttore responsabile Mara Ghidinelli | © 2008-2021 Luciano Caveri