In certi periodi dell'anno mi capita di non bere alcolici per una remise en forme. Per cui mi è capitato di comprare qualche birra analcolica. Ne ho trovate di dignitose e altre, al contrario, delle schifezze. Ho qualche dubbio - come capita a mio avviso purtroppo con gli hamburger... vegetali - che la dizione "birra" sia così logica, ma la normativa europea regolamenta molto bene la materia e l'etichettatura evita ambiguità.
Se ho ben capito, scorrendo le discussioni di un anno fa su di una regolamentazione in materia, per il "vino analcolico" manca invece una scelta definitiva. Ma la polemica monta, come ho letto sull'edizione del Trentino-Alto Adige/SüdTirol del "Corriere" in un articolo di Francesca Negri: «Viene dall'Alto Adige l'eretico dell'edizione post pandemia di "Vinitaly", che apre i battenti oggi a Verona fino al 13 aprile: è Martin Foradori che, nel tempio del vino, ha deciso di lanciare la sua seconda bevanda analcolica a base di uva, definita anche vino dealcolato».