Ogni tanto mi tocca scoprire l’acqua calda e cioè riflettere su qualcosa che dovrei già dare per assodato sulla base dell’esperienza.
Nel caso odierno: più si avvicinano le elezioni regionali e più si alzano i toni e crescono le polemiche. Bisogna, in queste circostanze, fare come avviene durante un volo aereo: allacciarsi le cinture di sicurezza.
È ovvio - e l’ho premesso - come tutto ciò faccia parte del gioco democratico e esistono ruvidezze cui ho fatto il callo, dopo tanti anni e diverse partecipazioni a sfide elettorali.
Ma qualche osservazione può, comunque, essere fatta.
Ci sono state stagioni della mia vita in cui mi maceravo per certi comportamenti ed ero così ingenuo da credere che con certi avversari acrimoniosi ci fosse spazio di dialogo.
Capitava dunque di provare ad aprire qualche discorso e ci rimanevo male quando scoprivo la fondatezza della breve espressione ”per partito preso", che ha assunto il significato di agire o pensare in modo preconcetto, basandosi su una scelta fatta a priori, indipendentemente da considerazioni obiettive o dalla realtà dei fatti.
Resto, perciò, critico, scettico e pure disilluso verso chi ama esacerbare gli animi e appiccare fuochi. Spesso si tratta di gridare, denunciare, attizzare solo per nascondere il vuoto di contenuti e la scarsezza personale.
I peggiori che ho conosciuto mettono assieme mediocrità e cattiveria.
La prima è facile da incasellare. Basta una lapidaria e ironica frase di Leo Longanesi: ”La mediocrità ha un solo vantaggio, quello di credere a se stessa”.
La seconda è più complessa. Ma esiste anche in questo caso una frase che è come una fotografia. L’ha scritta Arthur Schopenhauer: ”Non esiste indizio più infallibile di un cuore profondamente cattivo, della più bassa indegnità morale, che un tratto di pura e cordiale gioia del danno altrui”.
Ci sono sempre formule nuove per chi pratica questo genere.
Una delle più praticate negli ultimi anni è la denuncia e la speranza di usare la Magistratura attraverso l’azione penale (in Italia obbligatoria). Basta così un’avviso di garanzia (che sarebbe a tutela dell’accusato, ma suona già come una sentenza di condanna) e il gioco è fatto.
Esemplare poi se si vuole ingarbugliare una situazione e creare incertezze nell’opinione pubblica è il ricorso al parere di un avvocato, specie se ”professore”. Per cui si sbandiera un concetto, profittando del latinorum.
Intendiamoci il punto di partenza con una sua logica esisteva, ma ormai sembra una burla.
Mi riferisco al ”parere pro veritate” (dal latino "per la verità"), che sarebbe una consulenza legale (o, in altri contesti, tecnico-scientifica) che si distingue per la sua obiettività e imparzialità.
A differenza di un "normale" parere legale, che mira a tutelare al meglio gli interessi del cliente, il parere pro veritate dovrebbe esseee redatto con lo scopo di accertare e ricercare la verità giuridica (o tecnico-scientifica) di una determinata questione, fornendo una valutazione oggettiva della situazione, anche se questa dovesse risultare sfavoredvole al richiedente.
Davvero? Ne esistono? Lo dico con grande rispetto, venendo da una famiglia di avvocati.
Nel dibattito politico valdostano - ad esempio sulle leggi elettorali e il numero delle preferenze - certe iniziative sembrano solo legate alla logica di creare confusione e incertezze.
Tutto ciò non è un bene in democrazia e dimostra che non tutti praticano nella realtà certi valori che dovrebbero essere al di sopra della mischia.