Anche questa estate è stata una stagione con molti morti in montagna sulle Alpi.
Facile constatare che da sempre l’alta montagna comporti gravi rischi e la stessa storia dell’alpinismo nasce e si sviluppa con sciagure di vario tipo.
Tuttavia, ci sono aspetti che oggi hanno caratteristiche diverse dal passato. Anzitutto il cambiamento climatico come elemento che rende ancora più rischioso sfidare le alte cime, perché il terreno di gioco - con il riscaldamento globale - è diventato ancora più instabile e ci sono fenomeni meteo molto violenti e lo si vede anche nei fondovalle.
Il contraltare positivo è che le attrezzature sono sempre più performanti e le previsioni del tempo affidabili, così come - tema cardine - i Soccorsi alpini sono rapidi ed efficaci, specie con l’uso dell’elicottero, quando le condizioni del tempo lo consentono.
Già, i soccorsi. Posso veramente dire di aver visto e documentato, sin da quando ero un giovane e un pochino avventuroso cronista televisivo, brutti e tragici incidenti in montagna arrivando sul posto. In parallelo, ho seguito - anche da politico e legislatore - lo straordinario sviluppo e la professionalizzazione dei soccorritori e di tutto il sistema di allerta e di pronto intervento. L’uso dei telefonini e le reti radio hanno aggiunto rapidità agli allerta.
La Valle d’Aosta, anche con il costante confronto con francesi e svizzeri, è una straordinaria eccellenza di un servizio importante e mai si è lesinato per il suo sviluppo. È importante, sotto questo profilo, riflettere proprio sui soccorsi. Ormai sono troppi gli alpinisti che contano su questo servizio e elevano la soglia di rischio, perché contano sulla possibilità di chiedere aiuto e ricevere una risposta pronta e competente.
I salvatori che arrivano prevalentemente dal cielo o se c’è maltempo da terra, vanno rispettati, perché ad ogni soccorso mettono sul campo le loro di vite stesse. Se si scorrono gli incidenti di questa stagione e di quelle passate c’è una varietà dimostrata dalle statistiche e dalle tipologie di intervento.
In questo “c’è di tutto” spiccano alpinisti improvvisati, professionisti che superano le barriere del rischio, vittime del fato che può colpire in un ambiente ostile, stupidì che sottostimano il meteo e le proprie capacità. Ma sempre a intervenire ci sono comunque piloti di elicottero che provano a raggiungere luoghi spesso difficili a rischio della loro vita con guide capaci e impegnate che fanno parte degli equipaggi e assieme a medici specializzati ci mettono il cuore e non solo le loro competenze professionali e la conoscenza dei territori.
Ho visto, come dicevo, crescere questo mondo e credo che ci sia una legittima fierezza per il lavoro che svolgono. Spiace, quindi, che troppi alpinisti o sciatori in difficoltà non colgano che alla loro situazione di pericolo si accompagna la messa a rischio di chi si prodiga per salvarli.
Troppo spesso per evitare un intervento, per evitare un incidente, per sventare una tragedia basterebbe niente altro che il buonsenso, che - al di là di incidenti causati da circostanze sfortunate - purtroppo accomuna lo sprovveduto di turno e anche talvolta chi la montagna la conosce come le proprie tasche.
Cadono troppo spesso nel vuoto gli appelli e le ramanzine post sciagure e lo stesso vale per il materiale informativo ormai ampio e dettagliato. E, invece, ci si trova ancora con titolo del genere “La montagna uccide” o ”La montagna assassina”, quando la responsabilità è nostra di fronte alla montagna e alle sue condizioni e al tempo che fa. Elementi apparentemente banali e invece non lo sono nei fatti e ci sono cascati nel tempo anche amici cari, che per valutazioni sbagliate o attimi di distrazione ci hanno lasciato la vita. Certo c’è chi, invece, - e lo ribadisco - è incappato, senza colpa alcuna, nella sfortuna di un istante.
Resta il fatto che in fondo aveva fatto una scelta: la montagna non è né buona né cattiva, ma esistono componenti casuali, anche imprevedibili, che si accettano quando si decide di percorrerla e più in alto si sale e più i rischi incombono.