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08 set 2024

Mattarella, un amico in Valle d’Aosta

di Luciano Caveri

Una visita intensa e non retorica, rapida come ormai bisogna fare, andando al punto. Così descriverei quanto avvenuto ieri in Valle d’Aosta con l’incontro fra il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e la comunità valdostana. L’aereo presidenziale è arrivato al Corrado Gex poco dopo le 11 ed è ripartito poco più di tre ore dopo. In mezzo c’è stato un insieme di momenti che cementano una sincera simpatia della Valle per il Capo dello Stato.

In un teatro Splendor gremito e con la ritrasmissione in streaming della manifestazione, il senso è stato sin da subito definito - se mi viene consentita la semplificazione - attraverso i due inni cantati in sequenza all’inizio e cioè l’Inno di Mameli e Montagnes Valdôtaines, cui si è aggiunto alla fine di tutto l’Inno europeo suonato dai musicisti del Conservatoire.

È vero che si è dovuto spiegare allo stringente Cerimoniale del Quirinale il perché fosse necessario che ci fosse anche il nostro inno e questo non solo perché è riconosciuto per legge come simbolo identitario, ma anche perché, assieme al gonfalone e alla bandiera, fa parte di quei segni di riconoscimento reciproco che mettono assieme lo Stato e una Regione autonoma come soggetti politici e istituzionali dentro il concetto unificante di Repubblica. Come dicevo, si è con naturalezza aggiunta - in un visione europeista che è nelle corde dei valdostani - la melodia utilizzata per rappresentare l'Unione europea tratta dalla Nona sinfonia, composta nel 1823 da Ludwig van Beethoven.

Ma in maniera teatrale è toccato con una pièce efficace, attraverso voci di personalità del passato, fra Resistenza e Autonomia, ai geniali giovani della compagnia Le Digourdi raccontare aspirazioni del passato che sono valide ancora oggi e lo hanno fatto creando commozione.

Poi il Sindaco di Aosta, Gianni Nuti, ha detto di “questa piccola regione d'Italia può fiorire ancora continuando, anche in futuro, a promuovere e offrire le sue fragili bellezze umane, naturalistiche e dell'ingegno al mondo”.

Mentre il Presidente Renzo Testolin così si è espresso in un passaggio: "L'obiettivo - ha sottolineato il presidente della Regione Valle d'Aosta - è di valorizzare ancora di più la specificità del nostro territorio in chiave moderna, ma nel rispetto di quella visione costituzionale che 80 anni fa, a valle di momenti tragici combattuti dalla Resistenza e superati anche grazie alla tenacia e ai sacrifici di una comunità che ha saputo reagire all'omologazione e ai soprusi, oggi possa ancora contare sul sostegno, l'attenzione e la sensibilità di un sistema repubblicano attento alle differenze”

A pranzo, cui ho partecipato da Griffa in piazza Chanoux, con il Presidente abbiamo ricordato la centralità delle norme di attuazione su materie importanti per avere più poteri e la necessità per tutte le Speciali di avere affermato il principio dell’intesa per avere nuovi Statuti di autonomia opportunamente rafforzati.

Lascio ora la parola al Capo dello Stato attraverso qualche flash del suo discorso rinvenibile nella sua interezza sul Sito del Quirinale.

Come esempio: “Il 1944, come nel resto d’Italia, fu un anno terribile in Val d’Aosta. Il movimento partigiano - guidato da figure prestigiose come Emile Chanoux, martire della Resistenza - fondato sulle radici antifasciste coltivate negli anni precedenti, seppe svolgere un ruolo di grande importanza nel delineare il futuro della “Petite Patrie” inserita nel più ampio destino d’Italia”. E ancora: “La Valle ha saputo interpretate appieno i valori della gente di montagna, essendone, a un tempo, depositaria e crocevia di incontri e scambi”.

Più avanti sulla discussione dello Statuto “Il contributo valdostano, portato a termine dal nuovo Presidente, Séverin Caveri, servì alla definizione dell’art. 116 della Costituzione con la previsione di condizioni particolari di autonomia per Sicilia, Sardegna, Trentino-Aldo Adige e Valle d’Aosta”.

Sulle minoranze linguistiche: ”Il principio che l’Assemblea Costituente affermava era esplicito: non potevano essere considerate straniere, in Italia, lingue parlate da cittadini italiani radicati nel suo territorio.

Non si era – e non si è - stranieri a casa propria, quale fosse – e sia - la propria cultura, lingua, religione. Era la diretta conseguenza dei principi fondamentali della nostra Costituzione. Lo esplicita l’art.3. Ecco perché valorizzare le specificità delle comunità collocate alle frontiere dell’Italia ha arricchito i valori di convivenza della nostra civiltà”.

Aggiungo un altro passaggio: ”Un valore, quello delle terre e dei popoli di frontiera che la Unione Europea ha saputo far crescere e valorizzare, dando sempre più spessore alla nostra cultura europea.

L’edificio della democrazia è opera che si perfeziona giorno dopo giorno. Anche attraverso indicazioni di principio, semi gettati che, nel tempo, producono frutti, rafforzando la democrazia. La interazione tra Valle e ordinamenti della Repubblica è stata di grande successo.

La Valle è un esempio di tutela delle proprie risorse, di promozione culturale e di apertura, anche con il polo universitario, che visiterò di qui a poco e che, con il suo essere momento di incontro tra la tradizione francese e quella italiana concorre in modo inestimabile alla valorizzazione del patrimonio culturale e di ricerca di Italia e Francia e alla identità condivisa”.

Come non essere fieri di questo passaggio pronunciato da Mattarella: ”Solidamente Aosta e la sua Valle costituiscono uno dei cardini del sistema delle autonomie della Repubblica. Una Repubblica, ce lo ricorda l’art. 114 della Costituzione che non è solo riassunta nell’ordinamento statale, ma è costituita “dai Comuni, dalle Province, dalle Regioni e dallo Stato”. Quale migliore riconoscimento per la battaglia dell’autonomia orgogliosamente portata avanti con successo in Val d’Aosta?”. All’Università della Valle d’Aosta si è parlato soprattutto di Europa ed è stato salutare di fronte al corpo docente e ciò è avvenuto in quel nuovo edificio su cui si sono addensati nel tempo commenti stupidi e inutili pregiudizi.

Al Presidente, durante il pranzo prima del commiato, ho ricordato la genesi, che vissi personalmente da Deputato e da Presidente della Valle ed è un esempio felice di riutilizzo di una caserma storica al centro della città.

Confesso che sono contento di essermi occupato dei contatti con il Quirinale per questa visita e l’abbraccio affettuoso del mio amico Presidente mi ha riempito di gioia.