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29 ago 2024

La sterzata sull’elettrico

di Luciano Caveri

Ho il figlio più piccolo che si avvicina all’età per il motorino. Scalpita per averlo, a differenza della gran parte dei suoi coetanei che ormai da anni non sono più interessati al prodotto. Meglio un telefonino ultimo modello…

Il cinquantino fu per me il segno della libertà di movimento e feci la solita trafila, passando poi al 125 e, infine, grazie a mio papà, alla prima auto: una A112 metallizzata, che ho di recente rivisto tale e quale, trovandola ben più piccola di come me la ricordassi.

Ho cambiato molte auto nella vita, preferendo in genere le tedesche e ora ho una Volvo che devo cambiare e comincio a ragionare, seguendo il dibattito sul tema, su quale motorizzazione scegliere.

Apro una parentesi. Ho un caro amico che ha cambiato macchina di recente, proprio una Volvo più grande della mia. Mesi prima, mi spiegò - ribattendo a qualche mio dubbio - che avrebbe comprato un’auto tutto elettrico, essendo la scelta migliore, fortemente motivata. Del genere: minori costi, grandi prestazioni, scelta green. Qualche tempo dopo scopro - e naturalmente diventa oggetto di qualche sfottò - che ha cambiato idea, raccontandomi le vicissitudini su viaggi medio-lunghi per ricaricare il bestione che ho comperato e che si deve tenere, avendo fruito di contributi pubblici per l’acquisto.

Cambio scenario: ho un amico valdostano a Bruxelles che sostiene, invece, vantaggi enormi - specie economici, pensando a quanto ormai costa un pieno diesel o benzina - grazie alla sua Tesla, che ricarica ovunque e che ha prestazioni incredibili, compresa una guida autonoma, che a me fa paura solo a pensarci.

Chi ha ragione? Al momento la risposta mi sembra la dia il mercato e non mi infilo nella storia delle batterie in mano cinese difficili da smaltire, all’energia elettrica pulita magari prodotta da centrali a carbone o nella pericolosità se la vettura prende fuoco e non la spegne nessuno, per non dire di una rete degli stalli per le ricariche carente e non sempre efficiente.

Leggevo, a questo proposito, Diego Longhin su Repubblica e penso davvero che la “bolla” delle case automobilistiche, che avevano deciso di virare verso il “tutto elettrico, esploderà e l’obiettivo del “basta con il termico” al 2035 dell’Unione europea verrà corretto tra poco.

Scrive il giornalista con un certo ottimismo: “La corsa non si ferma, ma lo slancio sarà meno vigoroso di quanto ci si potesse aspettare. Anche se il numero di detrattori sta aumentando, non solo tra i politici e soprattutto in Europa, l’auto elettrica e tutt’altro che spacciata. Certo, le case automobilistiche hanno rivisto i loro programmi. Si tratta, però, di un assestamento, al massimo di un rinvio di pochi anni, Europa permettendo. L’Agenzia internazionale dell’energia stima alla fine del 2024 un’auto su cinque vendute nel mondo sarà a batteria”.

Segue una dichiarazione altrettanto ottimistica: “Per il direttore dell’Agenzia, Fatih Birol, «la rivoluzione globale dei veicoli elettrici sembra prepararsi per una nuova fase di crescita».L’ondata di investimenti nella produzione di batterie «suggerisce – aggiunge il direttore – che la catena di fornitura dei veicoli elettrici sta avanzando per soddisfare i piani di espansione delle case automobilistiche»”.

Poi qualcosa scricchiola da stessa fonte: ”La Iea non nasconde i problemi, ad iniziare dall’accessibilità economica. In Cina già nel 2023 oltre il 60% delle auto a batteria era meno costoso rispetto ai modelli a motore termico. In Europa e negli Stati Uniti i produttori non sono riusciti a colmare questa differenza. che oscilla tra il 10 e il 50% in più rispetto al propulsore a benzina. Un gap che, secondo la Iea, fuori dalla Cina si colmerà al 2030. Il calo dei prezzi è determinante per la diffusione dei veicoli elettrici, come dimostrano gli incentivi varati dal governo Meloni a giugno, fino a 13.750 euro per una vettura elettrica con rottamazione e Isee sotto i 30 mila euro, ed esauriti nel giro di un giorno”.

Anche la Valle d’Aosta ha previsto aiuti all’elettrico, persino cumulabili con quelli dello Stato, ma chi abita in montagna sull’elettrico ha legittimi dubbi…

Dopo molte premesse, scrive Longhin: “Ci vorrà solo più tempo per dare l’addio ai motori tradizionali”.

E aggiunge - questa di fatto è la notizia - di un frenato dei produttori ai auto: “La prima a rivedere i piani è stata General Motors, ridimensionando le stime per il 2024 da 300 mila a 250 mila veicoli a batteria. E ha deciso di ritardare i lanci di alcune vetture. Dall’altra parte dell’Oceano anche Ford ha rivisto i piani per la sua produzione elettrica, abbandonando l’idea di una esclusiva diffusione di veicoli a batteria sul territorio europeo entro il 2030. Il primo produttore in Europa, il gruppo Volkswagen, ha deciso di ridisegnare i programmi: un terzo dei 180 miliardi che nel 2023 erano destinati allo sviluppo delle elettriche sarà dirottato nello sviluppo di ibride. Arno Antlitz, Chief financial e Chief operating officer del gruppo tedesco, sostiene che l’obiettivo è rendere competitivi e sostenibili i modelli tradizionali grazie a 60 miliardi di investimenti. «Il futuro è elettrico, ma il passato non è ancora finito», è la filosofia del manager. Restando in Germania, Mercedes ha interrotto lo sviluppo della piattaforma per auto a batteria MB.EA-Large.g

Stellantis, gruppo italo-franco-americano ha rivisto i programmi. Non vengono messe in discussione le date, in attesa di capire se l’Europa rivedrà la scadenza del 2035, anno dal quale si potranno vendere solo auto elettriche. Per Stellantis le piattaforme diventano multi-energia per fare spazio, mantenendo i programmi previsti per il full-electric, anche alle ibride. Persino un gruppo come Volvo, che è controllato dai cinesi di Geely, ha deciso di non abbandonare del tutto il termico. La casa svedese non mette in dubbio il full electric dal 2030, anticipandolo di cinque anni rispetto a quello previsto da Bruxelles, ma vuole continuare a investire sull’ibrido. Anche l’ad di Renault, Luca de Meo, nonostante l’arrivo della Renault 5, della R4 e della Twingo, dice che l’elettrificazione completa potrebbe non arrivare per il 2030 come annunciato. Il presidente di Acea, l’associazione dei produttori europea, ha chiesto una maggiore «flessibilità, ma non passi indietro» riguardo le scadenze per lo stop alla vendita di auto con motore a combustione interna. Uno slittamento al 2040? «È quello che la Francia aveva chiesto all’inizio», dice l’ad di Renault. Un modo per tirare il fiato e avere una manciata di anni in più, magari discutendo di e-fuel come carburanti alternativi all’elettrico”.

Insomma le convinzioni granitiche sul solo elettrico in poco tempo non sono più tali e l’ibrido puzza di fregatura. Lo dico per un’esperienza familiare: la batteria elettrica dura poco e l’auto, che è più pesante, ciuccia benzina come una disperata.