Ogni tanto si scopre, come se fosse l’acqua calda, la violenza insita nei militanti di Casa Pound e mi stupisco che ci si stupisca!
Scriveva a proposito, giorni fa, l’Ansa: ”Occupazioni "non conformi" ed aggressioni, bevute e commemorazioni col saluto romano, nostalgie e provocazioni, impegno politico e sprangate. La travagliata storia del movimento di destra CasaPound Italia di arricchisce di un nuovo capitolo con l'aggressione al giornalista della Stampa Andrea Joly a Torino, da parte di militanti del pub affiliato Asso di Bastoni”. Si tratta di una vicenda per nulla eccezionale, anzi una breve rassegna stampa consente di scoprire la ripetitività di certe aggressioni.
Questa storia della violenza ci deve allarmare: lo ha fatto nella cerimonia del ventaglio il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “Occorre adoperarsi sul piano culturale contro la pretesa di elevare l’odio a ingrediente, a elemento legittimo della vita: una spinta a retrocedere nell’inciviltà. Si registrano anche un crescente antisemitismo, l’aumento dell’intolleranza religiosa e razziale, che hanno superato il livello di guardia. Un odio che viene spesso alimentato sul web, che va non soltanto condannato ma concretamente contrastato con rigore e severità. Vi sono, in giro per il mondo, molti apprendisti stregoni, incauti nel maneggiare, pericolosamente, strumenti che generano odio e violenza”.
Casa Pound è fra questi generatori di odio e non stupisce affatto che ci sia chi fra loro veneri la figura di Benito Mussolini. Roba da non credere che si mitizzi il dittatore e si cerchi di modificare la Storia del Fascismo, rovesciando la realtà.
Viene in mente il povero Piero Gobetti, quando scriveva: ”La sua figura di ottimista sicuro di sé, le astuzie oratorie, l'amore per il successo e per le solennità domenicali, la virtú dela mistificazione e dell'enfasi riescono schiettamente popolari tra gli italiani”.
Bella descrizione che per altro calza in parte su alcuni personaggi contemporanei.
Ancora Gobetti: «Il mussolinismo è un risultato piú grave del fascismo stesso perché ha confermato nel popolo l'abito cortigiano, lo scarso senso della propria responsabilità, il vezzo di attendere dal duce, dal domatore, dal deus ex machina, la propria salvezza».
Il fascismo si è polverizzato in fretta grazie al ritorno della democrazia dopo la Liberazione. Ma certi semi nefasti hanno fatto ricrescere la malapianta del neofascismo, che non è solo la già citata nostalgia condita dal revisionismo storico.
Il neofascismo si alimenta nel presente in una logica spesso contraddittoria nel solco della cosiddetta Destra sociale che da una parte cavalca temi come la lotta agli immigrati e dall’altra si occupa dei “poveri” italiani, ritenendo che questa dicotomia - loro gli immigrati profittatori e noi gli italiani impoveriti - serva ad alimentare meccanismi di rabbia ad uso elettorale.
Bisogna in più evocare i neofascisti che operano - chissà poi perché - nelle tifoserie calcistiche come vetrina incredibile fatta di slogan contro “neri” e ebrei.
Interessante e conclusivo ricordare le quattordici caratteristiche dell’Ur-fascismo (Ur” viene preso in prestito dal tedesco e può essere tradotto in italiano con “antichissimo” o “originale”), come spiegati dal compianto Umberto Eco:
- La prima caratteristica dell’Ur-fascismo è il culto della tradizione, per cui, come conseguenza, “non ci può essere avanzamento del sapere” perché la verità è già stata svelata in un qualche passato mitico.
- Il tradizionalismo implica il rifiuto della modernità, della ragione e dell’illuminismo, che è visto “come l’inizio della depravazione moderna”. In questo senso, l’Ur-fascismo è definito “irrazionalismo”.
- E dall’irrazionalismo nasce il culto dell’azione fine a se stessa, che “deve essere attuata prima di e senza una qualunque riflessione”, perché “pensare è una forma di evirazione”. Culto che si accompagna a una diffidenza verso la cultura e il mondo intellettuale.
- Dal rifiuto della modernità, dall’irrazionalismo e dalla diffidenza verso la cultura scaturisce il rifiuto della critica e del pensiero critico. “Nella cultura moderna - scrive Eco - la comunità scientifica intende il disaccordo come strumento di avanzamento delle conoscenze. Per l’Ur-fascismo il disaccordo è tradimento”.
- Per questo, la quinta caratteristica è la paura della differenza e infatti “il primo appello di un movimento fascista o prematuramente fascista è contro gli intrusi. L’Ur-fascismo è dunque razzista per definizione”.
- L’Ur-fascismo nasce poi dalla frustrazione individuale o sociale delle classi medie, a disagio per qualche crisi economica o politica e “spaventate dalla pressione dei gruppi sociali subalterni”.
- Inoltre, alla radice della psicologia Ur-fascista si trovano “l’ossessione del complotto, possibilmente internazionale” e l’idea di “privilegio”dovuto all’essere nati nello stesso paese. In questo modo, il complotto serve a creare dei nemici, che sono l’unica cosa in grado di formare un’identità nazionale, e il modo più facile di farlo è attraverso un “appello alla xenofobia”,alla paura del diverso.
- Queste persone devono poi sentirsi umiliate da una percezione eccessiva della forza, della ricchezza e dei privilegi dei nemici, ma allo stesso tempo, venire convinte di poterli sconfiggere. Così, “grazie a un continuo spostamento di registro retorico, i nemici sono al tempo stesso troppo forti e troppo deboli”.
- La necessità di un nemico, implica la necessità di un continuo conflitto, di una guerra permanente. Per questo l’Ur-fascismo rifiuta qualunque tipo di pacifismo o pacificazione, perché sarebbe “collusione col nemico”.
- La decima caratteristica dell’Ur-fascismo è l’elitismo di massa e il disprezzo per i deboli, come “aspetto tipico di ogni ideologia reazionaria, in quanto fondamentalmente aristocratico”. La forza del leader fascista si basa infatti sul rendere deboli le masse, “così deboli da aver bisogno e meritare un dominatore”.
- In questa prospettiva, la caratteristica immediatamente successiva è il culto dell’eroismo, legato a un culto della morte per cui l’atto più eroico possibile è la morte per la patria, ma che più spesso porta “a far morire gli altri”.
- Visto che, nei fatti, eroismo e guerra sono troppo difficili, l’Ur-fascismo sposta questo culto su questioni sessuali, creando il machismo. Pertanto, in questo modo vengono giustificati il “disdegno per le donne e una condanna intollerante per abitudini sessuali non conformiste, dalla castità all’omosessualità”.
- Dovendo giustificare il dominio del leader, per l’Ur-fascismo il popolo è considerato come “una finzione teatrale”, un unico insieme la cui volontà deve essere interpretata da qualcuno. Per questo Eco parla di Ur-fascismo come di “populismo qualitativo”.
- L’ultima caratteristica dell’Ur-fascismo è l’uso di una “neolingua”. Non intesa come l’idioma inventato da George Orwell nel libro 1984, ma come un “lessico povero” caratterizzato da “una sintassi elementare, per limitare gli strumenti di ragionamento complesso e critico”.
PS: preciso ai soliti benaltristi che il NO alla violenza vale anche per i gruppi di estrema sinistra che ne fanno uso e predicano di fatto un totalitarismo d’altro colore.