È raro che la cronaca nera evochi pensieri non solo legati a vicende tragiche, ma sia una pista da seguire che riguarda anche la storia e altre vicende umane, svolte nei medesimi luoghi diventati - per la bizzarria del caso - scenario di un delitto.
È quanto avvenuto di recente e si può raccontare così. La Salle 1879: “À Avise, le 6 juin vers le soir, le torrent de Vertosan, intercepté par une avalanche, reflua et forma un petit lac; puis cette masse d'eau et de neige fondante partit tout-à-coup et se précipita sur le hameau de l'Equiliva dont elle emporta six maisons sur sept» (Vescoz, 1919). Così scriveva il celebre prete scienziato valdostano, che amava nei suoi studi sulla geografia valdostana risalire a certe vicende che avevano segnato il suo territorio alpino.
In un articolo magistrale, evocativo e pure commovente, su La Stampa, il giornalista Enrico Martinet ha raccontato di questo villaggio diventato un fantasma, dopo quella valanga di acqua, fango, pietre e alberi dall’effetto così distruttivo da far scegliere l’abbandono per evitare fatti analoghi. Curioso la felice circostanza - immagino considerata miracolosa nel cuore dei fedeli - che non ci furono morti quel giorno, perché i paesani erano nella chiesetta che non venne investita dalla colata. Fu poi la scelta degli abitanti di andare altrove a trasformarla in un rudere, sconsacrato nei fatti e rimasta come un’icona stilizzata e nuda.
Tema interessante quello dei villaggi abbandonati in Valle d’Aosta B per l’instabilità dei versanti e se si scorre l’elenco nei secoli dei danni causati dalla Natura si capisce non solo la vita grama del passato, ma di come le insidie delle montagne fossero una realtà già ben presente prima del riscaldamento globale attuale, che innesca i cambiamenti climatici che saranno altrettanto minacciosi. È pieno il leggendario valdostano di paesi scomparsi sotto pietre o ghiacciai e in certi casi si tratta di vicende storiche, di cui Equilivaz è un caso di scuola.
Questo luogo, coi ruderi abbandonati, è tornato alla ribalta e si sono incrociate le vite - e in un caso purtroppo la morte - di due giovani che non si capisce bene perché fossero arrivati in Valle d’Aosta. Quando ancora i fatti erano poco chiari, si sono seguite piste eccentriche, che raccontavano di riti esoterici o simili.
Poi è emersa la triste verità, meno suggestiva dei racconti di certi cronisti. Un giovane egiziano, nato in Italia, Sohaib Teima, 21 anni, è stato arrestato a Lione. È lui il probabile assassino della misteriosa ragazza rinvenuta nella chiesetta diroccata di Eauilivaz. Era già stato sottoposto a procedimento della Procura di Grenoble per maltrattamenti proprio nei confronti della medesima ragazza e questo peggiora la sua situazione in modo irreparabile. La vittima, Auriane Nathalie Laisne 22enne di Saint-Priest, banlieu di Lione, è morta dissanguata per un taglio alla gola e forse sarà il suo assassino a spiegarne le ragioni e il perché di una trasferta in Valle d’Aosta e del perché del lugubre scenario prescelto per il terribile delitto, un femminicidio premeditato, secondo i magistrati che se ne occupano.
Questa ragazza, descritta dai testimoni che la videro in coppia con quello che sarà giudicato come il suo omicida, è stata descritta come una ragazza bruna, minuta e dall’aria triste. Secondo gli inquirenti, come dicevo, vittima di un piano criminale e non di un’aggressione passionale.
Non si può che pensare alla paura, al dolore di questa giovane, trovata rannicchiata dentro le mura di questa chiesetta di montagna, che porta ancora i segni della Fede, e come non pensare qquanto il destino possa essere triste e persino crudele.
Ha scritto Cesare Pavese: “Non è che accadono a ciascuno cose secondo un destino, ma le cose accadute ciascuno le interpreta, se ne ha la forza, disponendole secondo un senso – vale a dire, un destino”.